giovedì 5 febbraio 2004
Le ragazze, come le tignole, sono sempre attratte dal luccichio, e Mammona ottiene ciò che vuole là dove i serafini potrebbero disperare. Oggi è la festa di s. Agata, la martire catanese del III sec. che la tradizione ha fatto diventare patrona delle donne e, in particolare, delle madri, certamente a causa della macabra tortura a lei inflitta, quella del taglio del seno. Parliamo, così, della femminilità e il testo scelto potrebbe far sobbalzare per la sua crudezza: sono parole del Pellegrinaggio del giovane Aroldo, poema che rese celebre George G. Byron (1788-1824). E' curioso notare che le raccolte di detti, motti, aneddoti sulle donne sono tutte segnate da misoginia, anche perché a dominare sono stati sempre i maschi i quali esprimevano così la loro ottusa supremazia o si vendicavano dei rifiuti subiti e delle paure latenti. Non è necessario che si condanni questo atteggiamento, dovrebbe essere ormai spontaneo farlo con la mutata situazione sociale (ma non sono del tutto sicuro). C'è, però, una qualche verità in quello che dice Byron e lo dimostrano non soltanto fenomeni come le "veline" o la frenesia delle ragazze per i calciatori o la celebrazione dell'apparire televisivo a ogni costo, anche nelle forme più sguaiate e volgari. Già nel 1928, nella commedia Topaze, del francese Marcel Pagnol, un personaggio si chiedeva retoricamente: «Hai mai visto donne che s'innamorino di un poveraccio?». Per fortuna le cose non stanno sempre così. Tuttavia impressiona talora l'isteria di torme di ragazzine per il cantante in voga o la scelta dell'uomo di successo per avere con lui anche solo l'avventura di una sera. Impareranno - anche a proprie spese - che il "luccichio" rivela forse oro ma non certo felicità.
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