giovedì 1 ottobre 2020
Signore, fa' che abbiamo la capacità ogni giorno di passare dalla mera evocazione dei simboli alla concretezza del reale, davvero attenti alla gestazione del mondo e impegnati a descriverla. Che sappiamo apprezzare la flagrante immediatezza con cui la vita si dà, ma anche i suoi strati profondi, nascosti, quasi geologici. Che nell'istante e nella durata sappiamo proteggere, oggi e sempre, ciò che è vivo, che è minuscolo, che è sveglio e fremente, e il suo meraviglioso lavorio. E che lo facciamo non come padroni bensì da collaboratori di un'immensità che ci supera e ingloba al tempo stesso. Riceviamo l'aurora e il verde azzurrato dei boschi. Riceviamo il silenzio intatto degli spazi. Riceviamo la musica del vento. Ma riceviamo anche la sofferta marcia della storia. Il frammentario disegno della nostra umana conversazione. Questa sorta di parto interminabile che rende simili, tra dolore e speranza, tutti gli inquilini della Terra. Piegati benigno, Signore, sulla nostra fatica di seminatori più che mietitori, sul nostro sforzo di operai, artefici, portatori d'acqua e costruttori. E la nostra preghiera si prolunghi fiduciosa come una sintonia ritrovata con lo Spirito, tra levità del dono e impegno nella lotta.
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