domenica 9 luglio 2006
Se avete mai dormito con un gatto/ o con un cane adagiato sopra al grembo,/ ora sapreste che la metamorfosi è possibile,/ che uomo e gatto e cane/ sono entità volatili e cangianti:/ nel sonno condiviso scompaiono le stinte/ gerarchie tra cavalieri e fanti.Capita anche a me talora di ammirare il mio vecchio papà che dorme beatamente su una poltrona reggendo in grembo il gatto di casa, altrettanto beatamente immerso nel sonno. Un poeta e giornalista che conosco e stimo, Franco Marcoaldi, nella sua raccolta poetica Animali in versi (Einaudi) ha voluto "dipingere" questa scenetta tenera e un po" misteriosa che spesso ci si presenta davanti agli occhi. È un"immagine di serenità e di condivisione, che sembra un po" abbattere la distinzione tra uomo e animale, entrambi divenuti indifesi e inerti in una quiete che cancella le differenti sensazioni con cui si affronta invece la vita e lo stato di veglia.Ma il poeta va oltre e, come accade nelle favole che coinvolgono animali e uomini in un dialogo paritario, ci ricorda che in quel momento di pace e di sonno condiviso «scompaiono le stinte gerarchie tra cavalieri e fanti». L"uomo, abituato a comandare alla bestia, spesso in modo tirannico, perde la sua arroganza e diventa semplice; nell"atto comune del dormire pacato e abbandonato sembra ritornare ai primordi della creazione. Anche tra le persone ci sono «cavalieri e fanti», superiori e inferiori: sarebbe necessario che più spesso, riconoscendosi tutti come creature che hanno bisogni, strutture, ritmi comuni, comandati dalla natura, ritrovassero una solidarietà che abbatte divisioni, alterigia e supponenza.
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