giovedì 19 gennaio 2006
Un ateniese si recò da Temistocle per un consiglio: «Devo maritare una figlia e devo scegliere tra due pretendenti: uno ricco ma stupido e l'altro onesto e intelligente ma povero». E Temistocle: «Meglio un uomo senza beni che dei beni senza un uomo!». In verità, Erodoto di questo generale e statista ateniese del VI-V sec. a.C. ci ha lasciato il ritratto caustico di un personaggio avido e ambizioso. A esaltarlo ci penserà, invece, Tucidide, l'altro grande storico greco, e così Temistocle diverrà soggetto di parabole esemplari come quella che abbiamo citato. La lezione ha una sua validità anche ai nostri giorni, nonostante non sia più esplicita l'idea del "buon partito" per avere un matrimonio soddisfacente. Basti, infatti, pensare alla fatuità con cui si aspira a diventare "veline" per impalmare un calciatore e, più genericamente, alla superficialità con cui si approda alle nozze, sulla base di un'esteriorità inconsistente, senza un incontro di coscienze, di esperienze, di sentimenti profondi e autentici. Ma l'apologo ha un valore più generale. Purtroppo da sempre nella storia "l'uomo senza beni" ma bravo è svantaggiato e penalizzato rispetto a chi è ricco solo per il suo conto in banca e non certo per il suo pensare e agire. La sapienza popolare si è adattata e ha coniato una serie di proverbi che potrebbero essere l'ideale commento alla parabola citata. Dalla Germania: «Quando il denaro bussa, le porte si spalancano" Dio regna nei cieli, il denaro sulla terra». Dalla Russia: «Quando parla il denaro, la verità tace». Dalla Cina: «Col denaro si fanno parlare anche i morti, senza denaro non si fanno tacere neppure i muti" Persino i ciechi sono capaci di vedere il denaro».
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