mercoledì 9 febbraio 2011
Pensate a un cerchio tracciato per terra. Il cerchio è il mondo e il centro è Dio. I raggi sono le vie degli uomini: quanto più essi avanzano, tanto più si avvicinano a Dio e più si avvicinano anche tra di loro. E viceversa.

Forse aveva proprio tracciato nella polvere del deserto un cerchio coi raggi l'antico monaco Doroteo di Gaza a cui dobbiamo questa suggestiva parabola "geometrica". L'idea è semplicissima: quanto più gli uomini si avvicinano a Dio, tanto più diventano solidali tra loro, e quanto più si stringono nell'amore tra loro, tanto più scoprono Dio vicino. Certo, c'è anche il rischio di procedere sui raggi al contrario, ossia verso l'esterno, e allora si spezza l'incontro con Dio e delle persone tra loro. L'autentica fede è principio di unità, non di divisone e, per dirla con san Giovanni, chi ama il prossimo ama anche Dio e viceversa.
La parabola è idealmente ripresa - anche se in un'altra forma simbolica - dal futuro teologo svizzero Hans Urs von Balthasar nel suo volumetto Il chicco di grano (1944). Ascoltiamo il suo racconto. «Il razzo è come un raggio di fuoco che rapido vola verso il cielo. Raggiunge il centro, scoppia (nell'attimo dell'estasi) e mille scintille discendono rapide verso la terra. È Dio che ti rimanda, lacerato in mille pezzi, ai tuoi fratelli». La vera esperienza mistica ti proietta, sì, verso l'infinito di Dio, ma non ti lascia sospeso nella luce. Ti rimanda ai fratelli, alla storia, alla terra. Divenuto fuoco, puoi riscaldare; trasformato in scintilla, puoi illuminare; trasfigurato in Dio, diventi un seme di luce che si sfrangia per raggiungere il gelo e le tenebre di tanti uomini e donne. L'amore per Dio non è tale se non è anche amore per i fratelli.
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