sabato 22 dicembre 2007
In una terra di fuggitivi, colui che cammina nella direzione contraria sembra che stia fuggendo.
Dal telegiornale - come è d'obbligo - si è in collegamento con la sala controllo della società Autostrade e dai monitor si vedono le due direzioni di marcia di un'autostrada che conduce verso le località di montagna: da una parte una lenta colonna infinita, dall'altra qualche rara autovettura che sembra fuggire sfrecciando in senso contrario. Mi viene, così, in mente una frase geniale di quel grandissimo poeta del Novecento che è stato Thomas S. Eliot. Naturalmente qui ci muoviamo nel mondo del simbolo e della lezione morale. Di fronte a una folla che si lascia condurre, procedendo alla deriva o che si piega come un campo di giunchi sotto il vento verso un'unica direzione, ecco alcuni pochi che si fermano, riflettono e decidono di invertire la rotta o di piegare il capo in senso opposto.
Ebbene, tutti gli altri li scambiano per fuggitivi, per ribelli o stravaganti, anzi, per stupidi perché non sanno capire il vantaggio del lasciarsi condurre dalla marea, senza faticare nel passo e nella decisione. Pensiamo, tanto per fare un esempio, al "folle" s. Francesco che sembra fuggire dal ragionevole buonsenso che lo spingerebbe verso il patrimonio paterno e una vita comoda e quieta. Eccolo, invece, inerpicarsi verso le vette ardue del distacco, della povertà, dell'amore: facile è sbeffeggiarlo come un fuggiasco insensato e, invece, è proprio lui che si è scelto «la parte migliore che non gli sarà mai tolta» (Luca 10, 42), come dice Gesù alla realistica Marta, ricordando la legge del perdere per trovare.
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