I canti penitenziali di Quaresima rivivono col Coro Nives di Premana
domenica 15 marzo 2009
Il cd intitolato Perdono mio Dio non è un disco di musica sacra come tutti gli altri; è un progetto che non nasce infatti da un percorso storico ed artistico ben delineato, seguendo un approccio filologico ed estetico orientato a dettami di carattere stilistico e musicologico, ma che scaturisce innanzitutto da un'esigenza spirituale nobile e profonda: recuperare e riscoprire il valore di quel patrimonio popolare che ha rappresentato la spina dorsale e la colonna sonora della vita religiosa del nostro Paese.
Non è dunque un caso che il protagonista assoluto di questa raccolta di Canti penitenziali tradizionali " come recita il sottotitolo del disco (pubblicato e distribuito da Multimedia San Paolo) " sia una formazione come il Coro Nives di Premana, che da oltre cinquant'anni si dedica all'esecuzione e alla divulgazione del glorioso repertorio dei canti di montagna; voci abituate ad alzarsi al cielo per raccontare storie di emigranti e di mestieri persi nella memoria dei tempi, pene d'amore e dolci ninnananne, i dolori e le ferite della guerra, la dura vita dei prigionieri e l'onore ai caduti sotto le armi, ma soprattutto il rispetto e lo stupore di fronte alla bellezza del creato, agli spettacoli della natura e all'imponenza delle montagne, riverbero misterioso della grandezza divina.
E in tal senso questa antologia di opere legate ai riti devozionali per il Tempo di Quaresima e per la Settimana Santa testimonia infatti del senso di dramma, verità e sproporzione che emerge dall'immediatezza poetica ed espressiva di brani come De la crudel morte de Cristo (tratto dal Laudario di Cortona e risalente al XIII secolo), Tu mi guardi dalla Croce, O capo insanguinato, Il peccatore dolente, Ecco il legno, Ti saluto, o Croce santa, ma anche di adattamenti da pagine musicali di Frescobaldi, Bach e Lotti, per arrivare fino allo Stabat Mater di Zoltán Kodálj (1882-1967). Preziosi gioielli che il Coro Nives restituisce a nuova vita attraverso le armonizzazioni curate dal maestro Francesco Sacchi, che nelle note di copertina del disco dichiara lo scopo principale di questo progetto: «Salvare le antiche melodie come memoria reale di una tradizione, per rivivere un percorso di fede attraverso il canto». Obiettivo pienamente centrato.
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