martedì 28 febbraio 2023
Per “Stati d’infanzia”, mostra allestita al Museo di Sant’Egidio di Roma, la regista Arianna Massimi ha intervistato bambini e adolescenti sulle soglie della povertà. Mi racconta di come l’attitudine dei bambini sia stata di maggiore fiducia rispetto a quella mantenuta dagli adolescenti, i secondi più consapevoli della mediazione visiva data dal filmare, e perciò più schermati (conoscere lo schermo porta a schermarsi). La presenza della telecamera dev’essere leggera perché i dialoghi sgorghino da un guardarsi non mediato. Il prossimo progetto, “Next generation”, si articolerà in interviste a ragazzi di seconda generazione, giovani italiani i cui genitori contano provenienze diverse. Qui anche, fondamentale che nel mentre si raccontano, gli intervistati guardino lei regista e non l’obiettivo. Che a ogni dialogo corrisponda un grado di intimità proporzionale all’ampiezza del campo visivo. Tempo fa, durante le riprese di un documentario in Ghana, da una donna del posto la regista si è sentita dire: «Amo di te che non guardi solo in macchina, bensì spesso ti guardi intorno e sorridi». Se ampli lo sguardo spostandolo dal campo stretto dell’osservazione a quello vasto di tutto quanto è intorno, conquisti fiducia, una luce che riverbera maggiore verità su ogni scambio, ogni parola. © riproduzione riservata
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