giovedì 10 giugno 2004
Guardiamoci allo specchio. Non ci sono dubbi che nel corso degli ultimi millenni abbiamo fatto enormi progressi. Siamo riusciti a volare come uccelli, a nuotare sott'acqua come pesci, andiamo sulla luna e mandiamo sonde su Marte. Ora siamo persino capaci di clonare la vita. Eppure, con tutto questo progresso non siamo in pace né con noi stessi né col mondo attorno" Anzi: l'uomo non è mai stato tanto povero da quando è diventato così ricco. Sembrano luoghi comuni del moralismo: anzi, la degenerazione spirituale in cui stiamo scivolando riesce persino a mettere in imbarazzo chi si permette di iscrivere queste critiche al progresso inarrestabile della scienza e della società, sbeffeggiandole come geremiadi passatiste e retoriche. E invece ha ragione il giornalista e scrittore Tiziano Terzani a riproporcele nelle sue Lettere contro la guerra (Longanesi 2002). Ha ancora ragione quando continua a denunciare che la malattia è dentro di noi, «in passioni come il desiderio, la paura, l'insicurezza, l'ingordigia, l'orgoglio, la vanità. Lentamente bisogna liberarcene. Cominciamo a prendere decisioni sulla base di più moralità e meno interesse. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi». Solo così, se ci guarderemo allo specchio dell'anima, non avremo vergogna di noi stessi. Certo, oggi tutto milita per impedire questo sguardo interiore. Ma per fortuna ogni persona ha sempre dentro di sé una scintilla di rimorso, un bagliore della coscienza, un fremito di colpa che ci fa sempre sperare in un uomo più umano e in un mondo meno disumano ove bene e male, giusto e ingiusto, vero e falso, onesto e perverso abbiano ancora un senso.
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