sabato 7 dicembre 2002
AMilano incontrai il vescovo Ambrogio, noto a tutto il mondo come uno dei migliori, e tuo devoto servitore. La sua eloquenza dispensava strenuamente al popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui ero guidato inconsapevole da te, o Signore, per essere da lui guidato consapevole a te. Così sant'Agostino nelle Confessioni (V, 13, 23) descrive il suo primo incontro con sant'Ambrogio, vescovo di Milano. Fu inizialmente il fascino della parola a conquistare il retore africano: «La soavità della sua parola mi incantava». Ma, come egli confessava, Agostino inconsapevolmente era da Dio condotto verso Ambrogio perché costui consapevolmente lo portasse a Dio. È, quindi, in gioco la grazia divina che ci conduce per mano verso mete inattese. Vorremmo soffermarci, però, su quelle tre immagini agricole con cui il futuro vescovo di Ippona descrive l'eloquenza di Ambrogio. Si tratta di un trittico di simboli biblici. Il grano
è segno del nutrimento sostanzioso che Dio offre alle sue creature: «Li nutrirò con fior di frumento» (Salmo 81, 17). L'olio di balsamo che fa brillare la pelle è, invece, simbolo di festa tant'è vero che nel Salmo 45, 8 è collegato a una celebrazione nuziale ed è detto "olio di letizia". Infine il vino inebria ed è Ambrogio nei suoi scritti a coniare la suggestiva locuzione della "sobria ebbrezza" spirituale. La predicazione e l'insegnamento dovrebbero, dunque, generare vita, gioia e fascino. Purtroppo non di rado producono solo indifferenza, tristezza e noia. Dobbiamo tutti essere consapevoli della forza della parola che ci è donata.
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