domenica 17 luglio 2005
Io penso, Signore, che tu ne abbia abbastanza della gente che parla di servirti con un piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi voglia d'altro, hai inventato san Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che danza la propria vita con te. Confessava: «A quindici anni ero strettamente atea e trovavo ogni giorno il mondo più assurdo». Ma all'improvviso nella sua vita avviene quello che lei chiama «un abbagliamento» e progressivamente la sua esistenza diventa una donazione totale per i fratelli umiliati e pieni di risentimento, residenti nei quartieri periferici e più desolati di Parigi. È questa, in breve, la storia di una donna autenticamente "spirituale", Madeleine Delbrêl (1904-1964), alla cui parola ci affidiamo per la nostra riflessione domenicale. La sua è la proposta di un cristianesimo che tiene i piedi nel fango della storia ma ha lo sguardo aperto alla luce e le labbra pronte al sorriso. Di Gesù stesso si diceva che amava banchettare e stare in compagnia di amici oppure di persone amareggiate alle quali infondeva speranza e gioia di vivere. C'è fin troppa gente incupita e altezzosa, supponente e insensibile. Ci sono troppi credenti dalla fede stinta, strascicata come «un matrimonio invecchiato». La società in cui viviamo ha, invece, bisogno di freschezza, di lievità, di serenità: è ciò che sapeva infondere s. Francesco o Madeleine e che forse dovremmo più spesso far trasparire attorno a noi. «Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto: rallegratevi!» (Filippesi 4, 4).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: