Fra l'antipolitica e l'«imperium», qui ci vuole immaginazione pratica
sabato 29 settembre 2007
Parlare di Beppe Grillo. Si deve proprio? Solo due parole. Ha ragione? Ha torto? Si. Oppure no. E' lo stesso. Grillo è uno che quando piove lui dice la verità, dice che piove. E tutti applaudono. Ha scoperto che la politica italiana non funziona. Che sinistra e destra hanno vizi in comune. Che i partiti sono macchine di potere e succhiano il sangue del popolo. Vuole diventare una specie di Toni Negri in pillole? Ma più influente, più semplice, più ripetitivo. Ancora più sprovvisto di idee sul da fare. L'Imperium di Toni Negri "in qualche modo" esiste. Ma come combatterlo? Dietro l'angolo non c'è il Comunismo delle Moltitudini e se ci fosse sarebbe un rimedio peggiore del male. Beppe Grillo ha scelto una teoria più vicina alla prassi. Anzi una teoria che è prassi, perché consiste nell'urlare Vaffanculo a chi comanda, a chi truffa, a chi ruba, a chi va in parlamento, a chi obietta a Grillo, a chi a Grillo è antipatico. Usando una parola sola si pretende troppo. Peccato però che in quella folla che applaude non ci sia neppure uno che ogni tanto fischia. Non sarebbe male disubbidire a tutta quell'unanimità. Grillo ha trasformato la frustrazione, il rancore, la sete di giustizia degli italiani in un Grande Evento. La prima parola (Vaffanculo) è stata detta molte volte. Ma quando arriverà la seconda? Grillo entrerà in politica? Troverà altre parole? Non si rende conto che la sua antipolitica è politica allo stato puro? Un uomo solo, in alto, su un palco, che grida istericamente e tutti applaudono. Non gli viene un brivido? Non si annoia? La sola frase buona che gli ho sentito dire è che la politica va restituita ai cittadini, a ognuno di loro, tutti i giorni. Bene. Qui ci vuole però un po' di immaginazione pratica. Qui Grillo non è stato applaudito. Il problema infatti era vero. Come risolverlo?
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