Finestre sull’infinito
martedì 23 aprile 2024
Gli scrittori hanno questo, di particolare. Costruendo storie e personaggi, e facendoci immedesimare in essi, ci danno la possibilità di vivere altre vite oltre alla nostra. E di leggere scene, parole, ambientazioni che illuminano meglio il nostro vivere. Queste diventano come «finestre», per usare una celebre definizione di Paul Claudel, sull’infinito: «La vita spirituale non è una questione di porte, ma di finestre» scrisse il poeta francese nel suo diario. Marilynne Robinson, che la critica considera tra i più importanti romanzieri dell’epoca contemporanea, ha costruito intorno alla cittadina di Gilead un insieme di personaggi che incarnano diversi e sfaccettati comportamenti umani. Per semplificare, Jack Boughton è lo scapestrato di famiglia, che ha fatto soffrire il padre, il reverendo Robert. E quando Jack torna a Casa (Einaudi), come da titolo di una delle puntate di questa saga narrativa feriale ma piena di grazia e bellezza, l’autrice sa cogliere in una scena quotidiana il candore di un’innocenza perduta, e forse ritrovata, tramite gli occhi di Glory, sorella di Jack: «Glory ripose la scacchiera e poi guardò in fondo al corridoio, e vide Jack inginocchiarsi per slacciare le scarpe al vecchio. E il padre lo guardava con tanta mesta tenerezza che Glory avrebbe voluto scomparire dalla faccia della Terra, lei e ogni singola parola che avesse mai pronunciato». Basta un piccolo gesto di attenzione, e si apre uno squarcio inedito sull’infinito. © riproduzione riservata
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