giovedì 24 febbraio 2005
Solo se un uomo ha una fede robusta, può indulgere al lusso dello scetticismo.Così scriveva nel 1888, nel Crepuscolo degli idoli, il filosofo tedesco Friedrich W. Nietzsche. Me lo ricorda un amico, mentre sta bonariamente ironizzando su certi eccessi delle religioni: per poter permettersi una simile critica, egli però ricorda la necessità di conoscere e di partecipare alla vera anima della fede. Purtroppo ai nostri giorni è di moda irridere il fenomeno religioso, versando su di esso dosi massicce di sarcasmo, forse senza aver mai letto un testo sacro in modo serio, senza avere considerato che alle spalle abbiamo secoli di pensiero straordinario alimentato dalla religione, di opere d"arte affascinanti, di creazioni e di scelte sociali altissime ancorate all"insegnamento spirituale. Questo è solo uno scetticismo bolso e goffo, è alla fine sguaiataggine enfatica.Detto questo, ha però ragione anche Nietzsche. La fede non contrasta, anzi suppone l"interrogazione, la ricerca e persino la critica. Certo, lo scetticismo in senso stretto conduce all"agnosticismo, ma la disamina attenta, la valutazione fondata e l"impegno della ragione si coniugano con la fede in modo autentico e fin necessario. L"esercizio del credere è, dunque, tutt"altro che uno spontaneo allineamento, la fiducia non è cieca, l"abbandono in Dio è una scelta cosciente. Rimane, però, sempre il primato di una "fede robusta", di un"áncora solida, altrimenti si precipita nelle sabbie mobili del dubbio sistematico. Aveva ragione il giallista Rex Stout quando scriveva che «lo scetticismo è un buon cane da guardia solo se sai quando tenergli o levargli il guinzaglio»!
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