giovedì 3 marzo 2022
«Ciao, come stai? È passato tanto tempo dalla tua ultima risposta. Stai facendo le esercitazioni?». «Mamma, non sono più in Crimea. Sono in Ucraina, c'è una guerra vera qui. Bombardiamo tutte le città e attacchiamo anche i civili», risponde il figlio. «Ci avevano detto che ci avrebbero accolto a braccia aperte. E invece si gettano sotto i cingolati dei nostri carri e ci chiamano fascisti». L'ambasciatore ucraino all'Onu Sergiv Kyslytsya ha letto ai colleghi più o meno distratti questo scambio fra un ragazzo russo al fronte e sua madre. I delegati russi avranno alzato le spalle: pare un testo di propaganda, balle, fake news... Non sappiamo se lo scambio sia autentico, ma di certo è simile a migliaia d'altri che corrono fra l'Ucraina e la Russia in queste ore. Le foto di alcuni russi prigionieri testimoniano che sono stati mandati al fronte dei coscritti, ragazzini di 18 anni, a fare carne da cannone. «Mamma, ho paura. È difficile...», sono le ultime parole di quel soldato alla madre. "Mamma", parola universale. "Mamma, paura": due parole che saprebbe dire un bambino di due anni.
Mi viene in mente un vecchio elmo arrugginito della Prima guerra mondiale, trovato tra falci e arcolai in un fienile ampezzano negli anni 60. Chi lo aveva indossato ci aveva inciso sopra con un coltellino: «Mamma, se posso torno».
E ancora, di nuovo, i figli partono. A volte non ritornano.
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