E il vino si mette in vetrina
sabato 6 settembre 2003
La Ferrari brinderà italiano nel corso degli eventi collegati al Gran Premio di Monza. Un altro Ferrari - lo spumante - è stato offerto ieri sera a tutti i ministri degli esteri europei riuniti a Riva del Garda. Intanto, qualche giorno fa, la Fiera di Milano ha lanciato niente di meno che MiWine, che si presenta con un tratto caratteristico: fare concorrenza (anche se tutti negano) al resto delle iniziative nostrane in fatto di promozione e commercio vitivinicoli. Sono i risultati del ciclone che sta attraversando ormai da tempo le nostre vigne. Una tempesta provocata da elementi diversi. C'è la qualità del prodotto (non tutto), ci sono i grandi investimenti fatti da alcuni (pochi) produttori in grado di farlo, ci sono la moda, il fascino. Senza dimenticare una buona dose di cultura storica e di tradizioni. Gli esempi della Ferrari - auto - e di Ferrari - spumante - fanno capire molto da questo punto di vista. Si tratta però delle punte di diamante. Dietro c'è tutto il resto, fatto da aziende medio-piccole, dai vini da tavola, dai bilanci che adesso dovranno trovare ancora più soldi da dividere su tre manifestazioni: lo scaligero Vinitaly, il torinese Salone del Vino e il milanese MiWine. Tutto ciò - occorre notarlo - non ha portato ad un aumento dei consumi di vino, ma alla crescita, verrebbe da dire quasi abnorme e contraddittoria, del giro d'affari. Chi osserva da vicino questo settore spesso dice: si beve meno ma si beve meglio. Gli ultimi dati, circolati proprio in occasione della presentazione di MiWine, parlano di un mercato mondiale che fatturerà nel 2006 circa 150 miliardi di euro e di uno nazionale che già oggi arriva a 20 miliardi di euro. Tutto mentre la concorrenza internazionale alle nostre etichette si fa sempre più agguerrita. Una situazione che fa presagire uno scenario pessimista: i produttori cosiddetti emergenti (Sudamerica e Australia), in pochissimi anni potrebbero arrivare a coprire il 30% dell'interscambio internazionale. è forse anche per questo che proprio il Vinitaly, dopo aver promosso l'iniziativa con la Formula 1, sta per sbarcare anche negli Stati Uniti (San Francisco, Chicago e New York), in Cina (a fine novembre a Shanghai), e nei primi mesi del 2004 in India, a Mosca ed in Giappone. Ma l'Italia delle vigne intanto che fa? Si divide. Perché nel mondo del vino sembra stia accadendo ciò che è già accaduto nel resto dell'agricoltura. Invece che correre insieme alla conquista dei mercati attraverso azioni di marketing e iniziative coordinate, si preferisce camminare separati. D'altra parte, la concorrenza fa bene a tutto e a tutti. E proprio nel campo della promozione vitivinicola, per troppo tempo è esistito un monopolio deleterio per tutti. Mai come oggi vale il detto: chi vivrà vedrà. Occorre però stare attenti. Quello del vino è forse l'unico settore agricolo che davvero tutto il mondo ci invidia. E le bottiglie sono di vetro e si possono anche rompere.
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