martedì 20 febbraio 2018
Superati i sessant'anni, bisogna saper riconquistare la propria giovinezza. Dal momento che questa, dal punto di vista biologico, è svanita, dobbiamo imparare a recuperarla in senso spirituale. Sarebbe come andare controcorrente: la potenza diminuisce, le occasioni aumentano. Molti di noi vorrebbero poter disporre delle energie che avevano una volta conservando tuttavia l'esperienza maturata nel frattempo. Umano desiderio! Eppure esistono persone che, varcata una certa soglia, invece di tirare i remi in barca, mettendosi a protezione, alzano le vele verso chissà quali nuovi orizzonti rischiando più di quanto non abbiano mai fatto. Non intendo riferirmi ad esplorazioni geografiche, bensì a idee che, se praticate, possono contrapporci all'usura; intuizioni capaci di ridare nuova linfa ai nostri giorni. Ho due esempi da citare: uno è quello di un vecchio imam conosciuto durante un viaggio in Marocco, al quale chiesi come riuscisse a tenere il ritmo nel quale lo vedevo impegnato. E lui mi disse: «Lascio tutto al volere di Allah». L'altra risposta alla medesima domanda che mi piace riportare me la diede un attempato padre gesuita: «Non mi affeziono alle cose che faccio». A ben riflettere, si tratta di due dichiarazioni perfettamente integrabili. Anzi, una prende forza dall'altra.
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