domenica 17 aprile 2011
Anche gli dei sono impotenti davanti alla follia degli uomini, che cercano la sofferenza invece della gioia e continuano a ripetere sempre gli stessi errori.

Siamo nel Giappone del Cinquecento e due fratelli, animati da odio smisurato e invincibile, si combattono senza tregua con una sete di vendetta implacabile. È questo il cuore di un grandioso e terribile film, Ran, diretto nel 1986 dal famoso regista giapponese Akira Kurosawa (1910-1998), un film che rappresenta impietosamente la follia umana, attingendo quasi alla tragedia greca e al dramma shakespeariano. È dalla sua sceneggiatura che estraiamo la citazione dedicata appunto all'assurdità del comportamento umano, capace di tante crudeltà e generatore di tante infelicità. Nel suo Mistero dei Santi Innocenti il poeta francese Péguy metteva in bocca a Dio questo amaro soliloquio: «Gli uomini preparavano tali mostruosità che io stesso, Dio, ne fui spaventato. Non ne potevo quasi sopportare l'idea. Ho dovuto perdere la pazienza, eppure io sono paziente perché eterno».
Mentre entriamo nella settimana della passione e della morte di Cristo, il flusso delle violenze e delle ingiustizie continua a scorrere per le strade, a coprire le pagine dei giornali, a scivolare lentamente nelle scuole col bullismo, a varcare le soglie dei templi con le persecuzioni religiose, a insinuarsi nelle famiglie e a inquinare le anime. Dio rispetta la libertà umana, pur non abbandonandoci alla nostra degenerazione e non rimanendo indifferente al male che disseminiamo. È, quindi, necessario un appello alla nostra coscienza perché non si lasci catturare dalla spirale dell'odio, perché stia sempre in guardia contro questo virus che, in dosi forse ancor minime, è però insediato anche in chi oggi celebrerà la passione del Signore.
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