Didattica, il vero nemico è la noia
venerdì 3 settembre 2021
Forse soffro di qualche forma di dislessia, perché quando si tratta di decifrare acronimi e sigle le mie prestazioni sono lente e inadeguate. Prima di capire che Dad voleva dire didattica a distanza mi ci è voluto qualche giorno. La scusante è che sono lontano dalla scuola e frequento poche persone che ne sono coinvolte a vario titolo come insegnanti, studenti, genitori o pedagogisti (questi ultimi, purtroppo, per orgoglio professionale si esprimono spesso in un linguaggio da specialisti, come se parlassero a distanza con il comune lettore). Ora, con l'inizio del nuovo anno scolastico, si torna a una didattica in presenza o (come dicono i pedagogisti) blended, cioè mista, a metà in presenza e a metà, se è utile, a distanza o da remoto (si dice così?). A costo di sembrare semplicistico, credo che il problema sia tutto, ora come sempre, nella presenza. Bisogna essere presenti davvero, a scuola, sia in quanto insegnanti che in quanto studenti. Non è né facile né scontato, dato che la nostra tendenza alla distrazione, la nostra diminuita attenzione ci sta portando a essere poco presenti lì dove siamo e in ogni circostanza. In troppe forme della nostra attuale socialità, sempre più tecnologicamente mediata, di reale presenza non ce n'è molta. Si è realmente presenti se c'è attenzione a chi ti sta di fronte, a chi ti è prossimo: se c'è capacità e disponibilità all'ascolto, all'interesse, all'immedesimazione, alla curiosità, alla comprensione. Il primo comandamento della scuola dovrebbe essere l'educazione, l'apprendistato all'attenzione, la facoltà che rende reali, che “realizza”, il generale e complesso rapporto di comunicazione con gli altri in una circostanza e attività determinata. Si tratta di un coinvolgimento reciproco che va ogni volta consapevolmente creato, inventato fisicamente, psicologicamente, moralmente, mentalmente. Didattica in presenza sembra una formula, ma non può, non deve restare una formula. Stare a scuola significa anzitutto creare le condizioni reali per essere realmente presenti e favorire l'apprendimento. È un compito primario degli insegnanti e anche un'espressione del loro amor proprio. Non possono annoiare né sé stessi né gli altri. Solo l'irrealtà annoia.
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