giovedì 4 luglio 2013
Tra i tanti miti che accompagnano la storia del popolo ebraico, ce n'è uno che narra come dopo la cattività ad opera degli assiri dieci delle dodici tribù non siano tornate in patria, ma siano state nascoste da Dio in paesi lontani da dove ritorneranno solo con l'avvento del Messia. È il mito delle tribù perdute d'Israele. Già formulato nei testi biblici, dove unisce all'esilio il tema della punizione divina, è riformulato nei testi profetici dove all'esilio e alla punizione siaccosta il ritorno, il ristabilimento: le tribù torneranno. Dopo queste antiche formulazioni, il mito si sviluppa, si arricchisce. In Ezra IV, testo apocrifo della fine del I secolo d.C., le tribù decidono di recarsi in una terra lontana e incontaminata dove poter mantenere la purezza dell'osservanza. Fa la sua comparsa il fiume Sambation, che le divide dal mondo, e le cui acque il Signore tratterrà per consentir loro di tornare. In un brano talmudico è una nuvola che scende sugli esiliati per volontà di Dio e li occulta. Le tribù restano così fuori dal tempo e dallo spazio, moltiplicando l'esilio col crearsi un esilio entro l'esilio: nascoste, occultate, ma presenti. E il loro ritrovamento annuncia agli ebrei l'era messianica.
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