mercoledì 26 febbraio 2003
Io penso che tu ne abbia abbastanza, Signore, della gente che sempre parla di servirti con piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di raggiungerti con regole sportive, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi un po' voglia d'altro hai inventato san Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che danza la propria vita con te. Testimone di un cristianesimo operoso, incarnato nei quartieri proletari di Parigi, Madeleine Delbrêl (1904-1964) ci ha lasciato scritti in cui s'intrecciano poesia e spiritualità, fantasia e impegno. È il caso anche di questa preghiera, presente nella sua opera Noi delle strade, lieve nella sua sincerità e spontanea nella sua freschezza. È vero, forse stiamo esagerando anche noi uomini di Chiesa con un eccesso di lamentele sulla società contemporanea, il suo secolarismo e la sua immoralità. Stiamo esagerando anche noi tutti, credenti, in una pratica ribadita e in idee custodite come fossero pietre preziose ma fredde. Stanno esagerando teologi, filosofi, sociologi e quanti altri in disamine sempre più accigliate e sofisticate. Certo, è necessario anche questo. Ma ben più importante è la serenità, la fiducia, la speranza. Saper qualche volta di più rivestirci di sorriso e di semplicità come Francesco. Essere pronti a "danzare la vita", in qualche momento di festa e di quiete. Credere maggiormente nell'efficacia della "grazia" che in greco si dice charis, la parola che ha dato origine alla nostra "carezza" e all'aggettivo "caro""
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