giovedì 13 gennaio 2022
Se diventerò molto vecchia, se un giorno farò fatica a muovermi, avrò bisogno, ho pensato, di una finestra. Vorrei che si affacciasse sui binari di una stazione, perché mi piace tanto l'andare e venire dei treni, e lo scorrere lento e sferragliante dei vagoni merci.
Il massimo però sarebbe se, oltre che sui binari, quella finestra si affacciasse sul mare. Anche il mare va e viene e ritorna, anche il mare vive. E poi, ancora, quella finestra dovrebbe essere abbastanza alta per poter guardare le nuvole, il loro farsi e sfarsi, e l'ammassarsi minaccioso dei fronti temporaleschi, come eserciti nemici che si avvicinano.
Sì, se si potesse da quella finestra guardare anche le nuvole, quelle candide di inizio primavera specialmente, e il loro gioco nel prendere forme strane - angeli, balene, ali d'aquila - potrebbe essere bello starsene affacciati per ore, aspettare il rapido delle undici, e assaporare il vento del mare. Nonna, ma stai sempre alla finestra? Mi chiederà forse un pronipote bambino. Sì, gli dirò, prendendolo in braccio: guardo la vita vivere, e mi sento finalmente in pace. E l'infanzia, e il liceo, e l'amore, e le estati, e i bambini, tutto mi sembrerà come un turbine di sogno. Eppure saprò che niente, di ciò che abbiamo amato, va perduto.
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