mercoledì 24 aprile 2019
La traiettoria del credente è accompagnata dall'esperienza del "non sapere". Molte volte consideriamo l'ignoranza un ostacolo insormontabile per la fede, ma quando leggiamo i racconti pasquali cogliamo che essa è parte integrante dell'atto di credere. È precisamente questo "non sapere" che ci apre le porte di un'altra comprensione. Maria di Magdala constatò che Gesù non era nel sepolcro; ma quello che era avvenuto ancora non lo sapeva. E andò a raccontare la novità a Pietro e Giovanni, che corsero ed entrarono dentro il sepolcro. La prima lezione è questa: dobbiamo immergerci nel senso della morte di Gesù, se vogliamo intendere il senso della sua risurrezione. Dobbiamo anche noi entrare nel sepolcro, seguendo Pietro e Giovanni, e come loro interrogarci: che morte è, quella che è stata stretta in queste bende? Perché è morto quel Gesù che è poi rimasto avvolto in questo sudario, adesso vuoto? In nome di cosa ha egli offerto la sua vita? La seconda lezione è poi questa: normalmente, noi vediamo per credere – è la maniera più comune di interagire con la realtà. Il Risorto, invece, ci insegna che solo credendo possiamo vedere; solo accettando di non toccare il corpo del Risorto potremo toccarlo; solo accogliendo il mistero e la distanza potremo vivere veramente l'intimità pasquale. Chi crede saprà interpretare il mistero della sua presenza tutti i giorni, fino alla fine dei tempi.
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