domenica 24 aprile 2011
Più gloriosa del corpo è l'anima. Più glorioso dell'anima è lo spirito. Più misteriosa dello spirito è la divinità. Alla fine il nostro corpo rivestirà la bellezza dell'anima. L'anima si rivestirà della bellezza dello spirito. E lo spirito rivestirà l'immagine della maestà divina.

È difficile proporre una riflessione nel giorno di Pasqua. Sarei tentato di rimandare alla musica, magari suggerendo un testo affascinante eppure ignoto ai più come l'oratorio Storia della risurrezione (1623) del grande Heinrich Schütz il quale alla partitura aveva aggiunto questo postscriptum: «Signore Gesù Cristo, tu mi hai concesso di cantare la tua risurrezione su questa terra. Nel giorno del giudizio, richiamami dalla tomba perché il mio canto in cielo si mescoli a quello dei serafini per renderti grazie in eterno!». Ho invece scelto pochi e densi versi di un grande poeta spirituale dell'Oriente cristiano, sant'Efrem Siro (IV secolo), tratti da uno dei suoi Inni sul paradiso.
Tutti distinguiamo " sulla scia della cultura greca classica " tra corpo e anima. Il cristianesimo, però, con san Paolo introduce un terzo elemento, lo spirito: è il principio di un'altra vita rispetto a quella psicofisica, un principio vitale che ci rende figli di Dio. Potremmo, quindi, dire che tra noi e Dio corre una sorta di respiro che possiamo spegnere solo col peccato e col male. È per questo, allora, che " giunti alla fine dell'esistenza terrena " se avremo conservato quel respiro, brillerà in pienezza l'epifania dell'immagine divina che è impressa nel nostro spirito, così che corpo-anima-spirito siano intimamente intrecciati col filo d'oro della divinità. È la risurrezione così come la canta Efrem che vede la creatura umana ascendere verso l'eterno e l'infinito, verso la grandezza e la luce divina. È quel paradossale (per i Greci) «corpo spirituale», vale a dire animato dallo Spirito di Dio, delineato da san Paolo (1 Corinzi 15, 42-44).
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