lunedì 4 aprile 2005
Si udì una voce dal cielo che disse a Mosè: «Mosè, è la fine, il tempo della tua morte è venuto!». Mosè disse a Dio: «Ti supplico, non mi abbandonare nelle mani dell"angelo della morte!». Ma Dio scese dall"alto dei cieli per prendere l"anima di Mosè e gli disse: «Mosè, chiudi gli occhi, posa le mani sul petto e accosta i piedi!». Mosè fece come Dio gli aveva ordinato. Allora Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della sua bocca.Sono le battute principali di un dolcissimo testo ebraico antico che descrive la morte di Mosè sulla vetta del Nebo davanti a quella terra promessa tanto sognata e a lui proibita. Gli stessi angeli si erano rifiutati di accompagnare la grande guida dell"Esodo in cielo non avendo il coraggio di strappargli l"anima facendolo morire. Anzi, la stessa anima di Mosè ricusava di lasciare il "corpo santo" entro il quale aveva dimorato 120 anni. Vorrei che immaginassimo la morte di Giovanni Paolo II in filigrana a questa pagina così tenera e serena. Quel Signore che egli aveva tanto amato e testimoniato è sceso e si è accostato al suo capezzale e con un bacio gli ha preso la vita e l"anima per condurre a sé questa grande guida della sua Chiesa. È la speranza che vorremmo si realizzasse anche per noi nell"ultima ora, nella consapevolezza che al Papa e a noi è spalancata la possibilità di entrare nella terra promessa dell"eternità. In un suo testo del 1999 Giovanni Paolo II aveva confessato di ripetere spesso questa invocazione liturgica: «Nell"ora della morte chiamami!».
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