martedì 3 dicembre 2019
Sul sito di "Essere Animali" leggo con tristezza del dolore che tocca alle madri non-umane in molti allevamenti intensivi. I vitellini separati dalle mucche pochi minuti dopo la nascita: una parte di loro non avrà mai latte e sarà nutrito artificialmente, in modo che le carni anemizzate restino bianche come richiesto dalle catene di distribuzione. Le scrofe detenute in gabbioni che consentono loro a malapena di girarsi per porgere le mammelle ai maialini. Li avranno accanto giusto una ventina di giorni quando invece lo svezzamento richiederebbe 4 mesi. I pulcini conosceranno solo "madri artificiali", lampade riscaldanti sotto le quali si accalcheranno per ripararsi dal freddo.
Quanta di questa sofferenza passa biochimicamente dai loro ai nostri corpi, e con quali conseguenze? Invito me stessa al massimo di consapevolezza e spero che della sensibilità ambientale diffusa faccia parte anche un crescente rispetto per le creature di cui ci nutriamo, capaci di sentire e di patire.
Mi domando anche come mai non sia oggetto della stessa sensibilità il destino che tocca a quei piccoli umani, ormai molte migliaia nel mondo, che in forza di contratti commerciali vengono staccati dalle madri subito dopo il parto e consegnati ai committenti paganti. Come quei poveri vitellini, né più né meno. Che gli ecologisti pro-utero in affitto – sono tanti – lo spieghino.
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