mercoledì 21 febbraio 2018
Abdel era cresciuto in Africa senza famiglia: dormiva dove capitava, mangiava quando poteva, non andava a scuola. Stava sempre insieme ad altri bambini nelle stesse condizioni: così con loro sopravviveva. Assomigliava ai primi esseri umani, i cosiddetti cacciatori-raccoglitori che, proprio dalle regioni desertiche al centro della Terra, piano piano sciamarono nel Vecchio Continente. Un giorno anche Abdel arrivò in Italia, intruppato in mezzo agli altri. Io lo conobbi alla tavola del "Tata Giovanni", a Roma, davanti alle Mura Aureliane, dove soffia ancora lo spirito indomito di don Luigi di Liegro. Siccome lui non parlava italiano, ci esprimevamo a gesti. Pranzammo insieme gustando la pastasciutta di Marcella, la brava cuoca di quel centro di pronta accoglienza per minori non accompagnati, com'era Abdel. Il quale, a un certo punto, si prese un pezzo di pane e se lo portò nella stanzetta. «Fa sempre così», mi confidò l'educatrice. Ci volle una settimana per far capire al ragazzo che non c'era bisogno di accumulare le scorte. Lui temeva che il giorno dopo il pane potesse venire a mancare. Era abituato a vivere giorno per giorno. E così, prima di andare a dormire, metteva la ciriola sotto il cuscino. Per essere sicuro che, in caso di necessità, avrebbe potuto mangiarla.
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