giovedì 21 gennaio 2016
Milano, gennaio. Sto disfacendo il presepe, e chiudo nella solita vecchia scatola di cartone le statuine e la stella. Dormiranno nel buio di uno scaffale in cantina pastori e pecore, per undici mesi. E i Magi, anche, gli ultimi a arrivare sulla soglia della capanna, i Magi, che venivano da lontano. Mi chiedo come fu, quel viaggio di ritorno a casa, dopo che avevano incontrato il Dio bambino. «Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese», soltanto questo ci dice il Vangelo di Matteo. "Per un'altra strada". Un'altra strada, per uomini interiormente nuovi. Pieni di stupore, come scrive San Pietro Crisologo, per ciò che avevano visto: «Il cielo sulla terra e la terra nel cielo; l'uomo in Dio e Dio nell'uomo; vedono racchiuso in un piccolissimo corpo chi non può essere contenuto da tutto il mondo».Cerco immaginarmi la carovana di carri e cammelli che lenta si mette in viaggio verso Oriente, e avanza, per sentieri ignoti, per sconosciuti paesi. Dopo ciò che hanno visto, i Magi, colmi di gioia, non sono più gli stessi. Forse sono straniti però nel ritrovare il mondo, invece, apparentemente come prima: la realtà opaca delle giornate uguali, in cui il volto di Dio sembra assente. Oppure nel seguito che li accompagna, fra i cammellieri, fra i servi, i re riconoscono l'umanità di sempre: l'avidità, la calunnia, la menzogna. Il Messia è nato, ma nella luce rossa dei fuochi che illuminano l'accampamento, la sera, quando il vino scalda gli animi e scioglie la lingua, gli uomini paiono proprio gli stessi. La stella non c'è più, e non è facile mantenersi nella giusta direzione. La stella non c'è più: e forse nei pensieri prima del sonno, quelli che sfuggono al controllo della ragione, i re per un istante perfino dubitano che ciò che hanno visto sia vero. Eppure, a ogni risveglio, ricominciano la loro fatica: camminare e far memoria di quel che hanno incontrato, e restarvi fedeli, e annunciarlo agli uomini ignari.Quei tre, disse Benedetto XVI, cercavano le tracce di Dio, «con gli occhi profondi della ragione, alla ricerca del senso ultimo della realtà». Certi, aggiunse Benedetto, che «nella creazione esiste quella che potremmo definire la "firma" di Dio, una firma che l'uomo può tentare di scoprire e decifrare». Dunque, cercando Dio in ogni cosa creata, nel cielo come nelle distese desertiche, come in ogni volto di uomo, i tre si rimisero sulla strada di casa. Silenziosi e assorti, guardando con occhi rinati il vecchio mondo. Custodendo in sé lo splendido sbalordimento di ciò che avevano visto, e con quella memoria affrontando ogni nuovo mattino. E io vorrei somigliare a quei tre re che ritornano a casa, per strade sconosciute e forse impervie, dentro alla grigia fatica della quotidianità: ora fedeli, ora stanchi, ma tesi ancora a riconoscere i muti e insistenti segni di Dio nella realtà.
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