Celebrare Pentecoste in Rete: una tentazione e un'opportunità
domenica 31 maggio 2020
Tra le molte modalità offerte dalla Rete per celebrare l'odierna Pentecoste segnalo una tentazione da evitare e un'opportunità da cogliere. La tentazione è di mettere a confronto il "Commento al Vangelo" di Enzo Bianchi, pubblicato su "Alzo gli occhi verso il cielo" ( bit.ly/3gJ9e0n ), e il "Vangelo della Domenica" di Luciano Manicardi, consultabile sul sito della Comunità di Bose ( bit.ly/2Xey1S1 ). Tentazione da evitare non perché le due meditazioni siano di scarso valore, ma perché la questione che in questi giorni ha posto la Comunità di Bose al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica ecclesiale proietterebbe la sua ombra sulla nostra lettura. L'opportunità da cogliere è quella offerta dal sito di Aleteia ( bit.ly/3gEyhBl ), che ci propone in altrettanti video quattro esecuzioni dell'inno "Veni Creator": due in gregoriano (dal chiostro di St. Katharina a St. Gallen, Svizzera, e dalla cattedrale anglicana di Saint Paul a Londra), una musicata da Lorenzo Perosi (della Cappella musicale di Sulmona) e una, per organo, musicata da Bach. Frattanto Giovanni Marcotullio ci accompagna a conoscere «qualcosa della storia» del fortunatissimo inno, attribuito a Rabano Mauro (IX secolo). Il post ha un largo respiro, rammentando che al tempo della sua composizione la Chiesa «ancora si concepiva come un'unità indissolubile dalle estremità della penisola iberica alle profondità dell'Asia, e dalla glaciale Islanda fino al torrido seno d'Africa», e insieme sottolineando che «la forza ecumenica» di questo inno «non è venuta meno neppure con gli sciagurati frazionamenti confessionali dell'Occidente». Così da poter concludere, nella prospettiva della Pentecoste, che «l'universo che lo Spirito del Signore intende riempire» è soprattutto «la comunità dei credenti, e che per questo lo Spirito dev'essere invocato perché si ripeta ancora e sempre il miracolo in cui, senza perdere le peculiarità delle nostre tradizioni, intendiamo e amiamo tutti le lingue gli uni degli altri».
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