sabato 27 agosto 2005
Cadere non è pericoloso, né è disonorevole. Ma non rialzarsi è tutte e due le cose.Non lontano da dove sono in vacanza, sul lago di Como, si trova una villa di proprietà dello stato tedesco: era la sede preferita per le sue ferie dal famoso cancelliere Konrad Adenauer (1876-1967), uomo politico decisivo non solo per la Germania ma anche per l"Europa. È a questa sua nota battuta che affido la riflessione di oggi. La caduta può avere diversi profili. C"è la sconfitta politica, c"è l"insuccesso economico, c"è il cedimento psicologico, c"è la resa alla tentazione e così via. Tutto questo fa parte non solo della vita e della storia ma anche della fragilità umana, del nostro limite e della nostra libertà ferita.A chi è vittima di un fallimento è, dunque, da assicurare la comprensione e il sostegno perché sbagliare è umano, come dice il noto proverbio latino: errare humanum est. Ciò che non si deve avallare è, invece, l"accettazione "dimissionaria" della caduta, ossia quell"inerte querimonia che rifiuta ogni mano di soccorso, che si abbandona al lamento, che rinuncia a ogni impegno di risalita. Non «rialzarsi» come dice Adenauer, scegliendo la via rinunciataria, è «pericoloso e disonorevole». Certo, riprendersi è faticoso, rimettersi sulla china da cui si è precipitati esige sudore e sforzo, ma è solo così che si riacquista dignità e senso per la propria esistenza. Più che nelle grandi battaglie il coraggio vero lo si esercita nelle piccole sconfitte o insuccessi. E questo coraggio è la qualità essenziale di una persona autentica, è il vero eroismo quotidiano, superiore a quello occasionale e celebrato.
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