martedì 26 novembre 2002
Il buon senso è la cosa meglio distribuita al mondo: ciascuno, infatti, se ne considera così ben provvisto al punto tale che persino gli incontentabili sotto ogni altro aspetto non pensano mai di desiderarne più di quanto ne possiedono. Mi è già capitato altre volte di ritrovare, "scavando" tra i libri che mi circondano, qualche testo della mia giovinezza scolastica. Scopro oggi un'edizione per i Licei del Discorso sul metodo che il grande filosofo francese Cartesio pubblicò nel 1637. M'imbatto, sfogliando quelle pagine, in questa famosa riflessione sul buon senso, attitudine che tutti ritengono di possedere in grado sufficiente e che, però, è anche spesso sbeffeggiata. Chi non ricorda l'altra frase celebre dei Promessi Sposi, secondo la quale «il buon senso se ne sta nascosto, per paura del senso comune»? Sì, perché il buon senso non coincide con l'opinione corrente che ne è talora solo la scimmiottatura. Spesso tra i due c'è persino lotta e antitesi perché alcune visioni dominanti della realtà, che si ammantano di equilibrio e fondatezza, sono in verità soltanto luoghi comuni o banalità. O peggio ancora, servono per nascondere e proteggere interessi innominabili. In altri casi, poi, a militare contro il buon senso sono anche le stesse scienze.
Tanto per stare ancora ai ricordi scolastici, in uno dei suoi Epigrammi, il nostro Giuseppe Giusti affermava a ragione: «Il Buonsenso, che già fu capo-scuola,/ ora in parecchie scuole è morto affatto;/ la Scienza sua figliuola/ l'uccise, per veder com'era fatto». E credo non sia necessario fare esempi"
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