domenica 25 giugno 2017
Gli anti-sistema sono sempre abbastanza sistematici: ciò in cui sperano è un altro sistema, migliore. Questa tendenza si incontra sia a destra che a sinistra: qui si attende infine lo stato provvidenziale, là si scommette sul Mercato autoregolatore. Nel 1979, Leszek Kolakowski descriveva così le «due promesse fatalmente contraddittorie» alla base dei messaggi dei grandi partiti politici europei: «Da un lato ci dicono: “Tutti gli altri vogliono regolare la vostra vita dall'alto, attraverso decisioni burocratiche, noi soli vogliamo che voi stessi, il popolo, prendiate tutte le decisioni negli affari che vi riguardano; in breve, vogliamo che la società sia arbitra di se stessa! Ma, dall'altro lato, ci promettono che lo stato, guidato dallo stesso partito, proteggerà tutti gli interessi di tutti gli strati sociali […]. Le ideologie politiche sembrano prometterci sempre di più una società che combinerà armoniosamente il paradiso anarchico e il paradiso totalitario: lo stato non sarà niente e allo stesso tempo lo stato sarà tutto, si occuperà efficacemente di tutto e cederà il potere al popolo, ciascuno di noi sarà protetto come un bambino nella culla e allo stesso tempo avrà una libertà perfetta di realizzarsi individualmente». Questa contraddizione è oggi passata dall'ideologia alla tecnologia. Si è materializzata nella struttura stessa di Internet, la cui origine sta sotto il segno dell'ambiguità. Da una parte abbiamo la tecnologia militare americana sviluppata dalla Defense Advanced Research Projects Agency: in piena Guerra Fredda, bisogna concepire una rete di comunicazione strutturata in modo tale che la messa fuori uso di un nodo sia subito aggirata passando per un altro nodo, così che gli ordini dello Stato Maggiore possano sempre essere trasmessi. Dall'altra parte, abbiamo alcuni giovani hippies superdotati che inventano la microinformatica in un garage, o un gruppetto di primi della classe che immaginano un annuario interattivo: il Web appare allora come un'utopia realizzata o piuttosto, dato che si tratta di una realizzazione cibernetica, come una utopizzazione del reale – il luogo virtuale di una comunità senza gerarchie. Qui si concreta la struttura anarchica e totalitaria intravista da Kolakowski. Internet è al tempo stesso la rete e lo standard; il peer-to-peer e il data center; l'assenza di un centro di potere e la necessità di un macchinario universale; l'orizzontalizzazione delle relazioni umane e la loro captazione da parte degli algoritmi; la perfetta «neutralità del Net» e la neutralizzazione di tutto ciò che non passa attraverso di esso... Posso mandare quasi istantaneamente un testo qualsiasi, ornato di video a tutti gli "amici" senza dovere render conto a nessuno, ma a condizione di avere un account Facebook o Gmail e di piegarmi alla loro formattazione del mondo. Questa ambivalenza ricompare a livello economico: il servizio è gratuito ma l'impresa che lo propone fattura parecchi miliardi. Qual è dunque questa monetizzazione della gratuità? I nostri “dati personali” sono sfruttati come l'oro dell'Eldorado informatico. Il funzionamento “libero” del dispositivo non fa che rinforzare il monopolio dei membri del GAFA (Google, Apple, Facebook, and Amazon) che gestiscono l'infrastruttura che dà accesso a questo funzionamento. I “Giganti del Web” – si dovrebbe dire i Ragni della Tela – possono tuttavia accampare l'aspetto "rete" del loro accaparramento. Lottano malgrado tutto contro i privilegi della Stampa, della Scuola, della Banca, della Medicina, dei Trasporti... Questa struttura libertaria/monopolistica trova la sua ultima frontiera nel blockchain, letteralmente “catena di blocchi”. Il neologismo rievoca all'orecchio ingenuo una doppia cattività, quella delle catene e quella di un blocco. Significa per gli specialisti una «economia fondata sulla fiducia decentralizzata tanto sul piano politico che sul piano dell'architettura» o ancora l'“Uberizzazione di Uber”. Gilles Babinet, imprenditore seriale e “Digital Champion per la Francia presso la Commissione europea”, scrive in un articolo intitolato Il blockchain per orizzontalizzare il mondo
(nulla è qui inventato, né il cognome "Baby-net" né la funzione di "Campione Digitale" né il titolo dell'articolo che ammette la volontà di spianare il mondo): «Il blockchain si inserisce in una vera rivoluzione antropologica che va al di là della rivoluzione tecnologica già all'opera nelle nostre società». Laurent Leloup, fondatore del Finyear Group, fiuta la contraddizione ma la riconduce nell'alveo della costruzione nuova: «La scommessa perduta di Internet di porre l'umano al cuore della sua tecnologia, per più libertà e più potere, sarà forse vinta dalla tecnologia blockchain». Di cosa si tratta, esattamente? Dell'Internet, dell'open source, del potere di calcolo dei computer in rete e dei progressi della crittografia combinati per creare un immenso cyber-libro contabile o “registro distribuito” (distributed ledger) che permette di stipulare smart contracts, di effettuare transazioni «in modo trasparente e sicuro... senza organi centrali di controllo» (trusted third party). Questo protocollo permette di dare garanzie passando per un algoritmo e non una persona morale. Lo si chiama trustmachine, “macchina della fiducia” come se ciò non fosse contraddittorio. La moneta numerica Bitcoin è stata la prima a funzionare secondo questo procedimento. Oggi esiste ciò che la stampa considera come l'“Uber-killer”: Arcade City, «piattaforma aperta dove conducenti e passeggeri possono essere messi direttamente in relazione, senza intermediari». Il peer-to-peer è senza volto. La “disintermediazione” si opera attraverso il l'ultra-mediazione delle macchine. La fiducia nella tecnologia poteva capovolgersi solamente in questa “tecnologia della fiducia”. L'atto della fiducia umana, con la sua avventura, fa spazio alla transazione sicura, col suo process. Questo ci rimanda all'origine militar-cool di Internet, e alle sue ingiunzioni contrarie di sicurezza totale e di libertà totale. In questa origine si ritrovano alcuni tratti tipici di una certa antropologia moderna (a partire da Hobbes). Libertà totale e sicurezza totale sono “promesse contraddittorie” sia del comunismo, con la dittatura del proletariato, che del capitalismo, attraverso la mano invisibile del mercato. In questo senso Internet, più che un'innovazione, è il compimento e il superamento post-ideologico di due vecchie ideologie su un modo pratico, globale ed integrato (se Emanuel Macron supera i vecchi schemi è su quest'onda, mi sembra: non fu forse lui, da ministro dell'economia, il primo promotore politico del blockchain?). La contraddizione ideologica è mutata in una costruzione tecnologica, ben più difficile da denunciare di una semplice dottrina. Siamo presi tutti in questa tela con molteplici legami quotidiani. Per strapparsi da essa, occorre probabilmente una conversione radicale come quella di coloro che un tempo lasciavano il mondo per entrare in monastero. Ma qui non si tratta di lasciare il mondo. Si tratta di ritrovarlo.
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