sabato 17 maggio 2014
Dunque, alcune puntate fa avevamo lasciato in sospeso la storia dell'immigrato Benjamin. Sì, Benjamin Okonobe, trent'anni passati da poco, nigeriano approdato a Napoli via Lampedusa dopo aver lasciato in patria la famiglia. Uno delle decine di migliaia di immigrati che, spinti da disperazione e sogni, arrivano da noi alla ricerca di una vita vivibile.Questa rubrica se ne occupò a metà febbraio, quando Benjamin era da pochi giorni diventato un mezzo eroe. Era stato l'unico, in una via di Napoli, a intervenire per bloccare uno scippatore che aveva aggredito una donna. L'unico, in mezzo ad altra gente quasi infastidita da quell'intruso che turbava la quiete di un ordinario scippo e chiedeva che qualcuno chiamasse la polizia. Nei giorni successivi Benjamin aveva avuto riconoscimenti e ringraziamenti di ogni tipo: il ministro, il sindaco, promesse di lavoro, proposte di cittadinanza onoraria..."Smemorati" registrò tutto questo, con un interrogativo finale forse un po' fuori sintonia: «...Tutto bello e condivisibile, anche se una domanda è lecita: ma fra un paio di mesi chi ancora ricorderà il gesto dell'immigrato Benjamin?».Di mesi ne sono passati tre e, smentendo la maliziosa previsione di questa rubrica, qualcuno di Benjamin s'è ricordato. Da inizio aprile, come le cronache hanno già riportato, ha un lavoro, un posto per sei mesi: fino agli ultimi giorni di settembre, poi si vedrà. Intanto, per lui un balzo chilometrico verso un sogno. A garantirgli un'alternativa a qualche occasionale lavoro nei campi per la raccolta di pomodori è stata la Gesac, la società di gestione dell'aeroporto di Napoli. In mezzo ad altri 300 lavoratori, lui è uno di quelli che si occupano della «viabilità esterna all'aeroporto a garanzia del rispetto dei divieti».Passato un po' più di un mese dal suo primo giorno, proprio ieri Benjamin ha preso il suo primo stipendio: «Sto vivendo una vita nuova, ora non posso certo sprecarla». E l'amministratore delegato di Gesac, Armando Brunini, non s'è di sicuro pentito d'averlo voluto tra i suoi: «Benjamin rappresenta un esempio di legalità, solidarietà, senso civico. Un buon biglietto da visita per la parte migliore della città. E s'è integrato alla perfezione, merito suo e dei colleghi». Anche se – prevedibile – qualcuno in città ha voluto puntualizzare, chiedendo perché proprio lui... forse era meglio uno del posto, con tutti i disoccupati che ci sono... Ma di fronte al ricordo di quel gesto coraggioso ogni dubbio è rimasto isolato.Adesso lui può farcela, o almeno sperare di farcela. Consolante la sua storia, per una volta il protagonista di un giorno non sprofonda già il giorno dopo nel dimenticatoio. Soprattutto in ore in cui molti di coloro che come lui sognano il nostro Paese vivono momenti di disperazione. Consolante... Una lezione di solidarietà che ha innescato altra solidarietà. Anche se a ben pensarci è triste doversi trasformare in un quasi eroe per poter tenere vivo il diritto a una speranza.
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