venerdì 17 giugno 2016
«Dote precipua dell'elocuzione è di essere chiara e non pedestre. Chiarissima è quella costituita di parole di uso comune, ma è nobile quella che evita la banalità e adopera vocaboli e locuzioni peregrini. Ma se uno scrive adoperando tutti e solamente vocaboli del genere, ne verrà fuori un enigma, o un barbarismo, se mette insieme solo parole forestiere». Maestro di Retorica, ancorché di Politica e di Poetica, proprio nel Primo Libro - e l'unico rimasto - di quest'ultima, Aristotele insegna l'arte del buon parlare. Usare parole "forestiere" conferisce, senza dubbio, nobiltà al discorso, ma è necessario non esagerare! Infarcire di anglismi ogni frase è ormai uso comune e, in special modo, delle classi dirigenti. Tristemente, peraltro, si deve osservare che l'inglese adottato sia più frequentemente quello che una volta si chiamava "commerciale" e si studiava alla Ragioneria accanto all'inglese letterario. "Barbarismi" mercantili e finanziari usati ed abusati per interpretare ogni realtà sociale, culturale, umana. Troppe espressioni enigmatiche che coprono la verità, piuttosto di rivelarla. «Bisogna dunque mescolare questi elementi in una certa misura: se l'usare parole peregrine e metafore eviterà che la poesia sia banale, l'uso di parole comuni conferirà chiarezza.»
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