sabato 2 aprile 2005
O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi, ottieni a tutti di accogliere il vangelo della vita come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore, a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita. Abbiamo scelto per questo giorno di dolore corale una preghiera mariana scritta da Giovanni Paolo II. Si tratta delle righe che concludono l'enciclica Evangelium vitae (1995). Maria, d'altra parte, ha come titolo più alto quello di Madre di Dio, un titolo che sul Calvario Gesù allarga a Madre di tutti i figli di Dio: «Ecco tua madre" Ecco tuo figlio». E Maria ha accompagnato non solo le ultime ore del Suo Figlio ma anche quelle del Papa. Due sono i verbi che reggono questa supplica. C'è innanzitutto l'«accogliere» come dono la vita che Dio semina continuamente nel mondo in modo sempre sorprendente. Nella tradizione rabbinica si affermava che gli uomini con uno stampo riescono a fare monete solo e sempre uguali. Dio, invece, con l'unico modello di Adamo (cioè con la stessa dignità umana) crea infinite forme e coscienze umane. Nella figura del Papa in questi giorni si sono incarnate simbolicamente tante figure umane di sofferenza ma anche di speranza. C'è, poi, il verbo «testimoniare» che evoca l'impegno operoso per la tutela della dignità della persona umana in tutto l'arco della sua esistenza e per un mondo diverso in cui non incombano la fame e l'egoismo, in cui non si privilegino le scorciatoie per risolvere i drammi personali ma comunitariamente ci si faccia carico della sofferenza e della solitudine di tante donne, delle madri, dei malati, degli anziani. È stata questa l'ultima testimonianza e una delle eredità più alte che Giovanni Paolo II ci ha lasciato.
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