mercoledì 24 maggio 2017
Consegna a domicilio della spesa. Un peruviano allegro dal torace maestoso: deve avere origini quechua, eredi degli Inca che vivono in villaggi ad altitudini pazzesche dove l'aria è molto rarefatta. Gli va incontro quella santa ragazza che mi dà una mano nella vita quotidiana, ecuadoriana minuta e graziosissima con begli occhi a mandorla. Anche lei forse è una quechua. Parlano e ridacchiano tra loro in spagnolo. Mi tengo a lato, come per non violare quell'intimità fraterna.
Descansate niña, direbbe Paolo Conte. Sembrano il grande Atahualpa e la sua piccola regina.
Tanti di questi uomini andini lavorano nei trasporti, mentre le donne ci aiutano in casa. Guardo i loro tratti e i loro colori. Sembrano creature antichissime, catapultate qui da un passato remoto. Sacri reperti viventi. Sudamericani nativi con i loro geni intatti, sopravvissuti alle temperie delle colonizzazioni e delle dominazioni, alle prese con furgoncini e aspirapolvere.
Fantasie. La mia cara ragazza arriva da una grande e caotica città, Guayaquil. Furgoncini e aspirapolvere abbondano anche lì. Sua figlia si chiama Jennifer, o Pamela o non so come.
Una volta ho provato rispettosamente a parlarle degli Inca e delle civiltà preincaiche, ho magnificato il nero corvino dei suoi capelli. Lei mi ha dovuta ascoltare con pazienza. È qui, all'altro capo del mondo, per guadagnarsi il pane. Non ha tempo per le mie fisime.
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