Arrivano colf baby-sitter e badanti «certificate»
martedì 7 gennaio 2020
Colf, badanti e baby sitter fanno un salto di qualità. Dal 12 dicembre scorso è in vigore una norma (nota tecnica UNI 11766/2019, conforme al "Quadro europeo delle qualifiche") che riporta i requisiti minimi che una collaboratrice domestica deve possedere per conseguire una certificazione di qualità per il suo lavoro. Finora la preparazione e le competenze professionali adeguate alle diverse mansioni domestiche sono state al centro di programmi promossi autonomamente da enti e da associazioni del settore. A queste iniziative si aggiunge ora la novità di un'attestazione, disponibile alla libera scelta della lavoratrice, che costituisce un evidente titolo preferenziale per le famiglie interessate a una prestazione domestica qualificata.
La nuova certificazione professionale si ottiene seguendo percorsi specifici e separati per il profilo di colf, di badante, di baby sitter, e attesta una formazione progressiva in termini di conoscenze, di abilità e di competenze adeguate ai compiti che la lavoratrice è chiamata a svolgere.
In generale, le lavoratrici (ma non sono esclusi gli uomini) potranno ricevere la certificazione di qualità solo se in possesso di determinati requisiti, come una conoscenza minima della lingua italiana, una affidabilità professionale (partecipazione a corsi per badanti e baby sitter di almeno 64 ore, di 40 ore per le colf), l'aver già avuto una o più esperienze di lavoro nel settore dell'assistenza alle famiglie, ai bambini e agli anziani. Per l'assistenza, ad esempio, di un anziano o di un familiare disabile la lavoratrice non deve comportarsi in maniera "passiva", ma saper dialogare e agire in accordo con le indicazioni dei medici e dei familiari, svolgere attività ricreative che siano di stimolo per l'assistito, saper gestire eventuali situazioni di emergenza ecc.
Oltre alla preparazione tecnica la certificazione doc richiede anche il rispetto di regole deontologiche per un corretto comportamento etico, particolarmente importante per chi deve eseguire la propria attività lavorativa all'interno di abitazioni private, partecipando in questo modo alla quotidianità della vita familiare.
La nuova norma riguarda esclusivamente i lavoratori domestici. Non si applica quindi alle professioni sanitarie e socioassistenziali perché sono oggetto di una propria e diversa regolamentazione.
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