domenica 25 agosto 2002
La nostra vita è diventata un incubo ad aria condizionata: affollata di sensazioni e vuota di scopi, sazia di cose e affamata di significati; o piuttosto, noi tentiamo di attingere tutti i nostri significati e i nostri valori dal mondo degli oggetti disumanizzati.Amara ma purtroppo ben fondata questa riflessione dell'urbanista e sociologo statunitense Lewis Mumford (1895-1990) nel saggio Per una civiltà umana, tradotto e curato da Gavino Manca per l'editore Scheiwiller. La nostra civiltà ha un deficit sempre più pesante di moralità e di valori. Siamo sazi di cose, con la mente affollata di sensazioni sempre più forti, affannosamente protesi verso idoli luccicanti ma morti. È difficile ritrovare il gusto delle vere domande che abbiano risposte di senso profondo, scoprire strade che conducano a verità autentiche, respirare l'aria pura della spiritualità e non quella condizionata di certi supermarket del pensiero elettronico, dello spiritualismo alla New Age, della virtualità gelida e disumana.Continua Mumford: «Se vogliamo creare esseri umani equilibrati, capaci di entrare in una cooperazione mondiale con tutti gli altri uomini di buona volontà, dobbiamo dare al risveglio delle emozioni e all'espressione dei valori morali ed estetici lo stesso peso che diamo ora alla scienza, all'invenzione, all'organizzazione». È, dunque, necessario rientrare in se stessi per ritrovare la verità, il bene e la bellezza che la coscienza ci richiama e che una storia secolare ha proclamato, praticato e spesso tradito.
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