All'uscita da scuola i bambini ci indicano la via della salvezza
venerdì 12 maggio 2017
Salvare i bambini. In certe bellissime giornate di maggio, quando il sole illumina senza troppo scaldare e il cielo è limpido, l'aria è fresca e perfino in una grande città inquinata si ha per un momento l'illusione di respirare meglio perché si respira con gli occhi tutta quella luce, si vedono sfilare più spesso, di prima mattina, dei piccoli, lunghi cortei di bambini della prima elementare guidati dalle loro maestre. Non riesco a non spalancare la porta-finestra del terrazzino per godermi lo spettacolo della loro festosa innocenza. Le insegnanti hanno detto loro di tenersi per mano due a due, di restare allacciati così e non disperdersi. E loro ubbidiscono senza sforzo e senza agitarsi, con una naturale calma ubbidiente, guardandosi intorno come incantati o lanciando ogni tanto in giro i loro sguardi curiosi (anche a me che dall'alto della mia finestra li saluto alzando appena un braccio, senza esagerare, solo con un cenno sorridente). Un mio amico che è stato maestro elementare per alcuni decenni (e gli piace molto la parola “elementare”, è fiero di essere stato insegnante di ciò che è elementare, cioè necessario, più importante di altro, da non tralasciare e non sprecare), dunque questo mio amico mi ha detto già anni fa che i bambini oggi purtroppo, soprattutto i maschi, smettono di essere bambini sempre prima e più rapidamente. Perdono prima l'infanzia, già con la terza elementare, trasformandosi precocemente in adolescenti, brutalizzando i loro comportamenti, perdendo quella dolcezza un po' smarrita ma attenta a tutto, quella disponibilità alla meraviglia, quella capacità di fermarsi a occhi spalancati davanti alle cose, a una cosa singola, come studiandola, o meglio realizzandone per identificazione la presenza, reale e insieme piena di promesse. Di fronte a questi sparuti bambini di sei anni che escono dalla scuola in una luminosa mattina di maggio, tenendosi per mano in lunghe e composte file, e vanno in giro a scoprire l'esistenza del mondo senza il controllo dei genitori, viene in mente che non sono ancora di questo mondo: non li abbiamo ancora addestrati e contaminati. Sì, è bello insegnare loro questo e quello. Ancora più bello è contemplare la loro naturale purezza e imparare da loro come siamo stati anche noi, una volta, tanto tempo fa e ora non siamo più. Imparare che cosa abbiamo perso, tante cose di cui dovremmo fare il conto. Salviamo noi stessi, salvando loro.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: