mercoledì 26 settembre 2012
«Partire è salpare in un mare mai traversato, / l'inquieto mare del mutamento (…) / Al centro di questo mare travolgente, / tra l'alba e la notte, Amore». Il tema del viaggio è centrale in queste Avventure. D'altro canto che avventure sarebbero, diversamente? Viaggio naturalmente non solo fisico, ma anche, spesso contemporaneamente, spirituale. Il viaggio per mare è la metafora più immediata e diffusa dell'avventura, dell'apertura all'ignoto e all'incontro con altri. In questi versi del grande poeta indiano Rabindranath Tagore abbiamo una rivelazione ulteriore del senso profondo del viaggio: partire, lasciare la propria sede, è come avventurarsi in un mare sconosciuto, che nessuno ha mai attraversato. Il mare inquieto del mutamento è quello che noi affrontiamo ogni volta che accettiamo una nuova occasione, ci apriamo a un'esperienza inconsueta. L'accettazione dell'inquietudine, del mutamento, è prova di forza, conoscenza di sé. Ma, ecco la rivelazione del poeta: la meta, il senso profondo del viaggio non è, o non è solo, l'altra riva, la terra sconosciuta e lontana, no, è il cuore del mare stesso. Andare verso qualcuno, aprirsi, accogliere, conoscere, non ha il suo compimento solo nell'altro, ma nel fatto stesso di compiere questa azione, di muoversi, accettando di entrare in una dimensione al cui centro è l'amore.
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