A mani vuote
martedì 4 marzo 2025
Dell’insegnamento di Gesù sulla felicità noi conosciamo soprattutto il famoso discorso delle Beatitudini. Abbiamo già incontrato la versione breve, quella del Vangelo di Luca, ma è la versione lunga, quella di san Matteo, che resta generalmente impressa nella memoria, con le sue otto beatitudini l’una più inverosimile dell’altra. A cominciare, naturalmente, dalla prima, forse la più scioccante: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Noi ben sappiamo che la povertà non procura, di per sé, la felicità. Perché allora Gesù la pone, pur temperata dalla menzione «in spirito», come la condizione primaria della felicità? Probabilmente perché, per mettersi a trovare la felicità, bisogna per prima cosa smettere di cercarla là dove non è. La povertà in spirito consiste innanzitutto in questo: staccarsi dalle illusioni e dalle false promesse della ricchezza, della celebrità, del comfort o dei piaceri facili. Senza tale distacco, non avremo mai il cuore abbastanza disponibile per accogliere la felicità vera: per mendicarla da colui che solo può darla, per tendere le mani a Dio, bisogna prima osare svuotarle, liberarle da tutto ciò che mai potrà soddisfarci. © riproduzione riservata
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