La scelta
Immaginatevi una famiglia, stretta da giorni in un angolo di una cantina di Mariupol. Sono in tanti: una coppia con tre bambini piccoli, due sorelle sui vent'anni, il fidanzato di una di queste – le nozze, credevano, a maggio – due nonni dei bambini e i loro genitori, ottantenni e malfermi. In dodici, nella città assediata.
Gira voce, nella penombra affollata del rifugio, di un nuovo cammino umanitario che consentirà la fuga a mille prigionieri (non è crudele anche questa tattica di lasciare sperare, e subito sbarrare la fuga?) Fuori c'è, se c'è ancora, un'auto. Se venisse l'ora bisognerebbe correre, per arrivare in tempo al varco. Cinque posti, con i bambini in braccio fa otto. Si guardano desolati i figli, tacciono i genitori. Non si potrà andare tutti. E i padri e i nonni certo diranno: andate voi, noi siamo vecchi. Ma che lacerazione sarà, quando ci si abbraccerà senza una parola. E i figli andranno, strappati dall'albero che li ha cresciuti; e i vecchi resteranno, come piante spogliate dall'inverno. Una compagna, a scuola, un giorno mi fece il "gioco della torre": «Sei su una torre in fiamme con le due persone che più ami. Puoi salvarne solo una, quale scegli?». Che gioco terribile, pensai, e non risposi. Ma, in un istante, già in me avevo immaginato, e scelto. Quel "chi?" grava sugli assediati. Che pregano, anche, di essere da quella terribile scelta liberati.
Gira voce, nella penombra affollata del rifugio, di un nuovo cammino umanitario che consentirà la fuga a mille prigionieri (non è crudele anche questa tattica di lasciare sperare, e subito sbarrare la fuga?) Fuori c'è, se c'è ancora, un'auto. Se venisse l'ora bisognerebbe correre, per arrivare in tempo al varco. Cinque posti, con i bambini in braccio fa otto. Si guardano desolati i figli, tacciono i genitori. Non si potrà andare tutti. E i padri e i nonni certo diranno: andate voi, noi siamo vecchi. Ma che lacerazione sarà, quando ci si abbraccerà senza una parola. E i figli andranno, strappati dall'albero che li ha cresciuti; e i vecchi resteranno, come piante spogliate dall'inverno. Una compagna, a scuola, un giorno mi fece il "gioco della torre": «Sei su una torre in fiamme con le due persone che più ami. Puoi salvarne solo una, quale scegli?». Che gioco terribile, pensai, e non risposi. Ma, in un istante, già in me avevo immaginato, e scelto. Quel "chi?" grava sugli assediati. Che pregano, anche, di essere da quella terribile scelta liberati.
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