Abbiamo un «rivale» evolutivo
Parlare di vita e di persona oggi, nella galassia digitale che abitiamo, richiede inevitabilmente di introdurre il compagno delle nostre esperienze quotidiane: la macchina digitale. Questo nuovo posto dell'uomo nel mondo – parafrasando Arnold Gehlen – ci vede affianco alla nostra creazione digitale. Ma non è scontato chi dei due sia al vertice di questa relazione.
Il dubbio di una sudditanza dell'uomo al computer è forse divenuta consapevolezza sociale nel 1982. Perché scegliamo questa data? Il motivo è un articolo pubblicato dal popolare settimanale Time che, all'epoca, suscitò scalpore nell'opinione pubblica mostrando un mutamento ormai compiuto nella società occidentale. Time è il settimanale statunitense che dedica la prima copertina di ogni nuova annata alla persona più influente dell'anno appena trascorso. Al personaggio prescelto è attribuito il titolo di Man of the Year. Nel 1983 il settimanale, proseguendo una tradizione lunga oltre cinquant'anni, indica così le qualità che contraddistinguono il vincitore del 1982: è giovane, affidabile, silenzioso, pulito e intelligente. È bravo con i numeri e insegnerà o intratterrà i bambini senza un lamento. Time non si riferiva però a un essere umano ma a un computer: nell'editoriale che accompagnava la proclamazione del vincitore, Otto Friedrich fece notare che nonostante molti uomini potessero ambire a rappresentare il 1982 nessuno era in grado di simboleggiare l'anno appena trascorso come un elaboratore elettronico. Leggendo come i lettori commentarono la scelta di Time ci sembra di poter indicare in questo evento un simbolo dell'avvento di una nuova stagione culturale: «Questa volta, sembra, l'umanità ha fallito nel lasciare un segno. Infatti il riconoscimento di "Uomo dell'anno" non era più applicabile. Così la copertina era decorata con un nuovo titolo: "Macchina dell'anno". Al centro della pagina stava la macchina vittoriosa, e il suo schermo vivo con tutte le informazioni. Una scultura logora e senza vita di una figura umana che faceva da spettatore, con il suo epitaffio formato dalle tre parole sotto il titolo principale: "Arriva il computer"».
Veniva così sancita l'idea di un uomo in crisi, incapace di saper gestire le macchine che lui stesso aveva creato, destinato a essere confinato in un passato fatto di residui archeologici. Per la prima volta la nostra specie sembra avere un competitor evolutivo con cui confrontarsi.
Il dubbio di una sudditanza dell'uomo al computer è forse divenuta consapevolezza sociale nel 1982. Perché scegliamo questa data? Il motivo è un articolo pubblicato dal popolare settimanale Time che, all'epoca, suscitò scalpore nell'opinione pubblica mostrando un mutamento ormai compiuto nella società occidentale. Time è il settimanale statunitense che dedica la prima copertina di ogni nuova annata alla persona più influente dell'anno appena trascorso. Al personaggio prescelto è attribuito il titolo di Man of the Year. Nel 1983 il settimanale, proseguendo una tradizione lunga oltre cinquant'anni, indica così le qualità che contraddistinguono il vincitore del 1982: è giovane, affidabile, silenzioso, pulito e intelligente. È bravo con i numeri e insegnerà o intratterrà i bambini senza un lamento. Time non si riferiva però a un essere umano ma a un computer: nell'editoriale che accompagnava la proclamazione del vincitore, Otto Friedrich fece notare che nonostante molti uomini potessero ambire a rappresentare il 1982 nessuno era in grado di simboleggiare l'anno appena trascorso come un elaboratore elettronico. Leggendo come i lettori commentarono la scelta di Time ci sembra di poter indicare in questo evento un simbolo dell'avvento di una nuova stagione culturale: «Questa volta, sembra, l'umanità ha fallito nel lasciare un segno. Infatti il riconoscimento di "Uomo dell'anno" non era più applicabile. Così la copertina era decorata con un nuovo titolo: "Macchina dell'anno". Al centro della pagina stava la macchina vittoriosa, e il suo schermo vivo con tutte le informazioni. Una scultura logora e senza vita di una figura umana che faceva da spettatore, con il suo epitaffio formato dalle tre parole sotto il titolo principale: "Arriva il computer"».
Veniva così sancita l'idea di un uomo in crisi, incapace di saper gestire le macchine che lui stesso aveva creato, destinato a essere confinato in un passato fatto di residui archeologici. Per la prima volta la nostra specie sembra avere un competitor evolutivo con cui confrontarsi.
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