Le «Lamentazioni» di Costanzo Festa canto di dolore sulla Roma del '500
Straziato dal dolore di fronte alla distruzione di Gerusalemme del 586 a.C., il profeta Geremia innalzò le sue celebri "lamentazioni", raccolte nei libri dell'Antico Testamento: «Ah! Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; un tempo signora tra le province è sottoposta a tributo. Essa piange amaramente nella notte, le sue lacrime scendono sulle guance; nessuno le reca conforto, fra tutti i suoi amanti; tutti i suoi amici l'hanno tradita, le sono divenuti nemici"». Un testo in cui dramma, poesia e senso religioso si intrecciano in una sintesi di forte carica evocativa, al cospetto del quale in età rinascimentale e barocca si sono confrontati i maggiori compositori dell'epoca " da Tallis a Palestrina, da Victoria a Morales, da Lasso a Carissimi " per dare vita a un gran numero di opere tradizionalmente intonate in occasione del Triduo pasquale, durante i riti liturgici del Giovedì, Venerdì e Sabato Santo.
L'ensemble Scandicus ha realizzato un'eccellente incisione discografica (pubblicata dall'etichetta Pierre Verany e distribuita da Sound and Music) delle Lamentationes Hieremiae Prophetae composte intorno al 1543 da Costanzo Festa (ca. 1490-1545), sommo musico che, tra le fila dei sceltissimi componenti della Cappella Sistina, prestò servizio sotto quattro diversi pontefici (Leone X, Adriano VI, Clemente VII e Paolo III). In una Roma ancora profondamente scossa dal terribile "sacco" imperiale del 1527, adattare in musica le parole di Geremia acquistava la valenza di un monito universale e senza tempo al pentimento, alla conversione, alla preghiera e al timore della potenza della punizione divina. L'interpretazione del gruppo vocale francese pare proprio indugiare sulla natura intimamente simbolica e meditativa del testo, attraverso una lettura nobilmente mesta e insieme soave che nulla concede al facile effetto, ma scava nel profondo dei raffinati ceselli teorici e compositivi della partitura per far risaltare la raffinatezza della scrittura polifonica, ogni minima sfumatura espressiva e, soprattutto, il valore assoluto della parola sacra; unico punto di riferimento e fonte di riscatto sicura di fronte alla precarietà e alle debolezze del genere umano.
L'ensemble Scandicus ha realizzato un'eccellente incisione discografica (pubblicata dall'etichetta Pierre Verany e distribuita da Sound and Music) delle Lamentationes Hieremiae Prophetae composte intorno al 1543 da Costanzo Festa (ca. 1490-1545), sommo musico che, tra le fila dei sceltissimi componenti della Cappella Sistina, prestò servizio sotto quattro diversi pontefici (Leone X, Adriano VI, Clemente VII e Paolo III). In una Roma ancora profondamente scossa dal terribile "sacco" imperiale del 1527, adattare in musica le parole di Geremia acquistava la valenza di un monito universale e senza tempo al pentimento, alla conversione, alla preghiera e al timore della potenza della punizione divina. L'interpretazione del gruppo vocale francese pare proprio indugiare sulla natura intimamente simbolica e meditativa del testo, attraverso una lettura nobilmente mesta e insieme soave che nulla concede al facile effetto, ma scava nel profondo dei raffinati ceselli teorici e compositivi della partitura per far risaltare la raffinatezza della scrittura polifonica, ogni minima sfumatura espressiva e, soprattutto, il valore assoluto della parola sacra; unico punto di riferimento e fonte di riscatto sicura di fronte alla precarietà e alle debolezze del genere umano.
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