Marche, al via la partita chiave. Perché la destra si gioca tutto
Acquaroli è un simbolo della forza di FdI e della premier. Per questo molti ministri si sono fatti vedere in Regione. Lo sfidante Ricci, forte di un campo largo “maxi”, cerca di invertire la rotta

Se il voto nelle Marche dovesse premiare il campo largo, il conto delle tornate regionali vinte dal centrodestra dall’insediamento di Giorgia Meloni sarebbe comunque a favore della maggioranza. Ma un’eventuale sconfitta di Francesco Acquaroli avrebbe un peso specifico tutto particolare, che ricadrebbe in gran parte sulle spalle della premier.
Tanto per cominciare, il governatore uscente è espressione diretta di Fratelli d’Italia, partito-barometro del gradimento dell’esecutivo e della presidente del Consiglio. Meloni, non a caso, si è spesa in prima persona per la campagna elettorale: sa bene che un fallimento verrebbe anzitutto imputato a lei. E naturalmente gli alleati di governo sarebbero i primi a farglielo pesare, soprattutto la Lega, che in Veneto, al contrario, si prepara a una sfida in discesa con un suo uomo, Alberto Stefani. È vero, non c’è ancora l’ufficialità (anche se il Carroccio l’ha già presentato pubblicamente), ma il problema è proprio questo perché, se anche ci fosse spazio per ulteriori negoziati interni alla coalizione, tornare al tavolo delle trattative dopo un fiasco nelle Marche non sarebbe l’ideale per FdI.
Il vero problema, però, è un altro: le Marche sono il simbolo della forza della premier, primo leader di centrodestra ad aver trionfato in Regione dall’introduzione dell’elezione diretta dei governatori (1995). Un’impresa tanto grande quanto lo sarebbe lo smacco di non riuscire a ripeterla e il rischio di constatare che “l’effetto Meloni” ha esaurito il suo abbrivio è ben presente a Palazzo Chigi. Cinque anni fa il presidente uscente raggiunse il 49,13% dei consensi (361.186 voti), staccando l'esponente dem Maurizio Mangialardi (37,2%) di oltre 87mila preferenze, con terzo incomodo il M5s con Gian Mario Mercorelli (8,6% e 63.355 voti).
C’è poi un altro punto. Il fronte opposto è più coeso che mai, grazie soprattutto alla rotta «testardamente unitaria» tenuta dalla leader dem, Elly Schlein. Matteo Ricci, lo sfidante di Acquaroli, europarlamentare dem ed ex sindaco di Pesaro, è riuscito anche a superare lo scoglio giudiziario, convincendo Giuseppe Conte e il M5s a digerire l’inchiesta a suo carico. Ora potrà contare su una delle versioni più stabili nella storia recente del campo largo (con a bordo sia Avs sia Italia Viva). Ovvero il cartello che si candida a costruire l’alternativa al governo, per unanime ammissione dei leader interessati. E se riuscisse a riportare la regione “a casa” l’aspirazione troverebbe ancor più legittimità.
Fin qui i rischi, ma fortunatamente per Meloni, i numeri sembrano propendere a suo favore. Facendo una media a spanne degli ultimi sondaggi diffusi, Acquaroli avrebbe uno scarto di 5 punti su Ricci. Perfino la Rete sorride al centrodestra, almeno secondo un’analisi di SocialCom, stando alla quale, se a votare fossero gli utenti social, il governatore uscente vincerebbe con il 52% dei consensi. C’è anche il caso di un sondaggio che darebbe i due sfidanti alla pari, circolato “clandestinamente” a ridosso del voto e per questo oggetto di un esposto di FdI ad Agcom e procura di Ancona.
Naturalmente le rilevazioni lasciano il tempo che trovano e gli oltre 1,3 milioni di elettori chiamati al voto (oggi fino alle 23 e poi dalle 7 alle 15 di lunedì), oltre che ai partiti, guarderanno alle dinamiche interne alla regione, ai programmi, ai risultati ottenuti finora da Acquaroli e forse anche alla politica estera. Gaza, per esempio, è uno di quei temi in grado di orientare l’opinione pubblica, specie in un momento di tensione come quello attuale. Il fatto che lo staff di Ricci abbia deciso di cambiare nome all’ultimo evento elettorale, da “Treno per la vittoria” a “Treno per Gaza”, lo dimostra.
La campagna elettorale, serratissima, si è giocata molto anche su sanità e infrastrutture, con un grande impegno dei ministri competenti a favore del presidente uscente. Matteo Salvini si è fatto vedere più volte, sia per le liste della Lega, sia per i progetti del suo dicastero in Regione. Mentre Orazio Schillaci ha annunciato con Acquaroli un piano di «assunzioni di medici e infermieri» allo studio assieme al titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (anche lui prodigo di complimenti per la gestione dei conti e della sanità da parte del governatore). Tutti indizi chiari di quanto il centrodestra tenga a non perdere la sfida: «Sarebbe una bella lotta», ammettono dalla maggioranza, anche se l’ottimismo resta il sentiment prevalente.
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