I parlamentari, gli attori, i politici: chi c'è a bordo della Flotilla
I volti noti della missione dove si uniscono 44 Paesi in 50 navi. Arturo Scotto avverte la premier: non siamo qui per darle fastidio.

«Dopo la sosta di Cipro le navi torneranno a salpare in direzione della Striscia di Gaza...». La Global Sumud Flotilla (Sumud in arabo vuol dire resilienza) va avanti. E Arturo Scotto, deputato Dem («Orgogliosamente napoletano e di sinistra», si legge sul suo account X) manda dalla nave Karma segnali a Giorgia Meloni: «Nessuno ha scelto di imbarcarsi per darle fastidio...».
E allora le parole del governo? E i rischi legati alla missione? E il messaggio del ministro della Difesa Crosetto sull'impossibilità di proteggerli? Scotto tira dritto: «Il governo italiano e i governi occidentali devono fare una pressione autentica nei confronti del governo israeliano affinché venga aperto il corridoio umanitario. E quindi si possano scaricare gli aiuti in sicurezza nella Striscia di Gaza». E ancora: «Le Nazioni Unite si sono pronunciate da tempo sull'illegalità di quel blocco navale... La Corte internazionale di giustizia quasi due anni fa ha già intimato al governo Netanyahu e a i governi europei di aprire tutti i canali umanitari possibili per evitare il genocidio a Gaza... Non si capisce allora perché Tajani dica alla Flotilla di fermarsi e non lo dica a Netanyahu».
Scotto, pacifista da sempre e ex coordinatore di Articolo uno, è uno dei quattro parlamentari italiani che partecipano alla missione, la più ampia azione navale civile mai tentata a sostegno dei palestinesi. Tutto è noto.
La flotta, composta da piccole e medie barche provenienti da Spagna, Italia, Grecia, Tunisia e altri Paesi, vuole anche richiamare l’attenzione sulla complicità internazionale nel conflitto e sulla mancanza di accesso a Gaza per la stampa internazionale. Vuole insomma sensibilizzare e vuole portare aiuti umanitari. Vuole rompere il blocco navale imposto da Israele a Gaza dal 2007 e chiedere un cessate il fuoco.
Si muove un’ampia coalizione internazionale: Global Movement to Gaza, Freedom Flotilla Coalition, Maghreb Sumud Flotilla e Sumud Nusantara. Secondo le fonti ufficiali, oltre cinquanta navi rappresentanti 44 Paesi partecipano all’operazione. La coalizione riunisce non solo attivisti, ma anche medici, avvocati, artisti, ingegneri navali, religiosi, sindacalisti, marinai professionisti e volontari ordinari.
Questo pluralismo riflette la volontà di coinvolgere l’intera società civile. Nella delegazione ci sono nomi noti della politica e dell’attivismo globale: la giovane attivista svedese Greta Thunberg; la scrittrice irlandese Naoise Dolan; gli attori Liam Cunningham ed Eduardo Fernández; l’attore svedese Gustaf Skarsgard; l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau; il politico sudafricano Mandla Mandela; il premio Nobel tunisino Ghandi Balbouli.
Alla guida dell’organizzazione c’è un comitato direttivo internazionale in cui siedono, fra gli altri, Thunberg e il fondatore di Music for Peace Italia Andrea Rebora. Ma chi sono gli italiani a bordo? Dicevamo di Arturo Scotto. Lui, è da sempre contrario all'uso delle armi. Non solo a Gaza, ma anche in Europa: era in piazza, a titolo personale, anche il 22 giugno scorso nella manifestazione contro il Riarmo indetta dalle ong. A gridare il suo no a un'Europa militarizzata. Del Pd c'è anche Annalisa Corrado, «ingegnera meccanica ed ecologista» nata a Civitavecchia. All'Europarlamento, dove attualmente siede, si dedica alle questioni ambientali. È responsabile della conversione ecologica, clima, green economy nella segreteria del Pd.
Oggi rimbalzano sui giornali le parole dei due: «Saremo sulla Global Sumud Flotilla, - facevano sapere i due prima di imbarcarsi - È importante sostenere i tanti attivisti che si sono mobilitati da tutto il mondo. Vogliamo che le trecento tonnellate di aiuti raccolti a Genova arrivino a destinazione e che si rompa finalmente quel blocco». A bordo è salita anche Benedetta Scuderi portavoce dei giovani dei Verdi Europei e co-fondatrice dei Giovani Verdi italiani. Attivista ecologista classe 1991 e anche lei di origine campana è stata eletta all'Europarlamento nelle liste di Avs. È impegnata per la causa palestinese attraverso diverse iniziative, tra cui l'organizzazione della conferenza Should we call it Genocide? (che ha riunito esperti, giornalisti, attivisti da diverse parti del mondo) e, nel maggio scorso, con altri politici ha preso parte alla Carovana solidale che ha raggiunto il valico di Rafah per denunciare il blocco degli aiuti diretti a Gaza. Scuderi durante la conferenza stampa pre imbarco la ricordiamo con la Kefiah. E ricordiamo le sue parole: «La Flotilla è la più grande missione umanitaria che cerca di rompere un assedio... Nessuno e nessuna di noi vorrebbe andare incontro alle intemperie e ad governo che dice di volerci trattare come terroristi... Lo stiamo facendo perché siamo esseri umani... Questa è una risposta vera che viene dal basso, con l'obiettivo di arrivare a Gaza e portare aiuti umanitari». Poi c'é il senatore di Rimini Marco Croatti. Viene dal Movimento Cinque Stelle, è capogruppo in commissione Finanze a Palazzo Madama, e spiega: «Non c'è battaglia politica più grande di questa, porterò con me idealmente tutta la mia comunità che da mesi sta denunciando il genocidio in corso a Gaza e il silenzio complice del nostro governo. Ci auguriamo che il nostro ruolo istituzionale di parlamentari possa servire a difesa della flotta e a tenere alta l'attenzione della politica».
Ora ancora una testimonianza di Scotto. «Stanotte ci sono stati attacchi di droni con bombe sonore e petardi contro alcune imbarcazioni della Flotilla. Li abbiamo visti a pochi metri da noi. La nostra nave non è stata colpita, ma la tensione resta altissima. Pensavamo a uno scherzo quando via radio hanno diffuso la canzone Dancing Queen, ma era il segnale che avrebbero attaccato...», racconta il deputato dem dalla nave Karma. «Siamo consapevoli che qualcuno vuole fermarci ben prima di Gaza, ma riteniamo fondamentale che questa missione riesca: portiamo con noi medicine, alimenti e perfino giocattoli. Se una potenza come Israele teme quaranta barche a vela, significa che questa iniziativa ha un valore politico e simbolico enorme...».
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