Giustizia, l'ultimo atto dello scontro è sul caso Bartolozzi

Passa alla giunta delle autorizzazioni il sì al conflitto di attribuzioni alla Consulta per la capo di gabinetto del ministero della Giustizia coinvolta nella vicenda Almasri. Vota solo la maggioranza. Il Pd: è uno scudo. Referendum, lo sprint per le firme raccolte va al centrodestra
November 4, 2025
Giustizia, l'ultimo atto dello scontro è sul caso Bartolozzi
Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Carlo Nordio
«Abbiamo chiuso la raccolta firme per richiedere il referendum confermativo sulla riforma della giustizia. Sono 85 quelle raccolte a tempo di record tra i deputati del centrodestra e sono già state portate in Corte di Cassazione». Non sono ancora le due di pomeriggio, quando il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi annuncia ai media come il centrodestra abbia, a tempo di record, già raccolto e depositato il numero di firme necessario (un quinto dei parlamentari di ciascuna Camera, ossia 80 deputati o 41 senatori) all’indizione del referendum sul ddl costituzionale che introduce la separazione assoluta in magistratura fra le carriere di giudice e pm, istituisce due distinti Csm e crea un’Alta corte disciplinare. La scelta del centrodestra - che è stato più rapido delle forze di centrosinistra, impegnate a loro volta nella raccolta delle firme - è stata di presentare due testi diversi, uno alla Camera e l’altro al Senato, dove la procedura di sottoscrizione è invece iniziata in serata. Il tutto in una giornata politica segnata anche dall’aspro confronto nella Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio, dove i voti della maggioranza (fra le critiche delle opposizioni) hanno fatto passare la richiesta di un conflitto di attribuzioni fra poteri nel caso Almasri, per quanto riguarda la posizione della capo di gabinetto del ministero di Giustizia, Giusi Bartolozzi, indagata dalla Procura di Roma.
Formulazione del quesito e tempi di indizione
Come si diceva, il centrodestra ha presentato una doppia versione del testo referendario. Ma non è detto che la formulazione del quesito competa alle forze politiche o alle Camere. «Se ne occupa la Corte Costituzionale. L’articolo 16 della legge 352 del 1970 ne stabilisce la formulazione e non c’è spazio di manovra - ragiona il professor Stefano Ceccanti , docente di Diritto costituzionale comparato alla Sapienza di Roma -. La formula che gli elettori troveranno sulla scheda sarà “approvate il testo della legge costituzionale, etc etc”. E sotto si potrà barrare il Sì o il No». Quanto ai tempi, sempre Ceccanti ricorda come - preso comunque atto dell’estrema velocità di raccolta delle firme - esista un precedente risalente al 2001 (all’epoca si trattava del referendum sulla riforma del titolo V della Costituzione), quando - nonostante anche allora le firme fossero state depositate prima - si decise di attendere comunque l’intero periodo previsto di tre mesi dalla pubblicazione del testo sulla Gazzetta ufficiale (è sempre la legge 352 del 1970 a usare la formula «entro tre mesi»), prima di indire la consultazione.
Parodi (Anm): ai cittadini dico “informatevi”
Fuori dal Parlamento, la magistratura associata (che è contraria alla riforma e ha dato vita a un Comitato per il No) porta avanti la propria campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: «Non facciamo politica, sarebbe controproducente per l'immagine della magistratura - argomenta il presidente dell’Anm, Cesare Parodi -. Siamo indipendenti e parliamo di giustizia per informare i cittadini. Io non dico neanche “votate no”, io dico ai cittadini “informatevi”». Parodi aggiunge che l’atteso faccia a faccia televisivo (che Sky Tg24 si è candidata a ospitare) «tra me e il ministro Nordio sulla riforma si farà nelle prossime settimane, entro novembre». Oggi intanto l’Unione Camere penali, schierata invece per il Sì, presenterà a sua volta il proprio comitato.
Caso Almasri, la prova muscolare del centrodestra
E il clima si arroventa pure su un altro fronte, quello del caso politico e giudiziario innescato dalla liberazione del generale libico Almasri, arrestato il 19 gennaio a Torino per crimini contro l’umanità su mandato della Corte penale internazionale, ma poi rilasciato e riaccompagnato a Tripoli con un volo di Stato. La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha infatti dato via libera al parere a un parere favorevole alla proposta di sollevare davanti alla Consulta il conflitto di attribuzione nei confronti del Tribunale dei ministri e della Procura di Roma rispetto alla posizione del capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, indagata per false dichiarazioni rese al pubblico ministero.
Il parere è stato sostenuto dalle sole forze di maggioranza, mentre le opposizioni indignate hanno votato contro: «La maggioranza continua a ostacolare il corso della giustizia - lamentano i dem Federico Gianassi e Antonella Forattini -. Dopo aver impedito l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano, in modo improprio cerca di estendere lo “scudo giudiziario” anche a Bartolozzi. Ma nessuno può considerarsi al di sopra della legge». L'atto verrà trasmesso all'Ufficio di Presidenza della Camera, che deciderà sul ricorso alla Consulta. La decisione dovrà essere sottoposta al vaglio dell’Aula, ma è presumibile che anche lì il centrodestra farà pesare i propri voti.

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