Flotilla, le settanta ore più terribili. Allarme per un attacco mortale

Le imbarcazioni navigano verso Gaza. Trattativa disperata per deviare la rotta. Crosetto: rischi elevatissimi e non gestibili. Opposizioni al governo: proteggeteli. Meloni sente Trump.
September 28, 2025
Flotilla, le settanta ore più terribili. Allarme per un attacco mortale
ANSA |
Un videomessaggio. Sintetico e drammatico. Parla Stefano Bertoldi, il comandante della nave Zefiro, una delle imbarcazione della Sumud Flotilla. «Il prossimo attacco se verrà fatto, e purtroppo i miei segnali mi dicono che probabilmente verrà fatto, sarà micidiale...». Si ferma su quell'ultima parola Bertoldi. Micidiale. La spiega. «È molto probabile che questa volta ci siano gravi feriti o magari anche delle morti». Ecco all'improvviso prendere forma lo scenario più terribile. La Flotilla naviga verso Gaza e Guido Crosetto, il ministro della Difesa, continua a ripetere cinque parole per fotografare la situazione: «Rischi elevatissimi e non gestibili». Sono ore complicate. Cariche si tensione. Di attesa. Di apprensione. Di paura. Crosetto (nelle ultime ore ha incontrato una delegazione degli attivisti) non vuole minimizzare: «Se forzano il blocco c'è il rischio di effetti drammatici, serve ogni sforzo perchè prevalga il senso di responsabilità». La risposta di Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla non lascia troppe speranze: «Certamente il rischio è stato messo in conto. Confidiamo ancora che qualcuno dica a Israele che questa è una missione pacifica e come tale deve essere trattata».
Ognuno è fermo sulla posizioni di partenza. La Flotilla non si ferma. Le opposizioni dicono al governo di difenderla. Il governo non ha la bacchetta magica. Sono trattative complicatissime. Segnate da una trattativa senza fine. E da una disperata offensiva diplomatica. Le quarantadue imbarcazioni umanitarie della Flotilla hanno deciso di proseguire verso la Striscia navigano al momento ancora in acque internazionali e prevedono di arrivare giovedì prossimo. Ecco il punto: ci sono settanta ore per trovare un disperato accordo per deviare la rotta. È per questo che gli incontri della delegazione degli attivisti a Roma si moltiplicano con le ore. E parallelamente la premier Giorgia Meloni sente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, affrontando le questioni della situazione del Medio Oriente e in particolare di Gaza. Nelle stesse ore l'ambasciatore italiano in Israele, Luca Ferrari, viene invece ricevuto dal presidente della Repubblica, Isaac Herzog.
Trattative a oltranza. Ma, almeno per ora, senza veri risultati. Maria Elena Delia, sente al telefono il capo della Farnesina, Antonio Tajani. Crosetto insiste nel pressing sulla Flotilla: «È fondamentale che il vostro impegno non si traduca in atti che non porterebbero ad alcun risultato concreto, ma che al contrario rischierebbero di avere effetti drammatici con rischi elevati ed irrazionali». E ancora: «Qualora la Sumud Flotilla decidesse di intraprendere azioni per forzare un blocco navale si esporrebbe a pericoli elevatissimi e non gestibili, visto che parliamo di barche civili che si pongono l'obiettivo di 'forzare' un dispositivo militare». Dopo il capo dello Stato, tutte le più alte cariche spingono affinché prevalga il senso di responsabilità. Ma al momento non sembrano esserci spiragli per l'apertura di nuovi corridoi umanitari, così come chiedono gli equipaggi della flotta. «La priorità è aiutare realmente la popolazione di Gaza, attraverso i canali umanitari e diplomatici, tutti già attivi», aggiunge il titolare della Difesa che poco dopo registra la risposta ufficiale della stessa portavoce degli attivisti: «La missione va avanti e continua verso Gaza. Noi navighiamo in acque internazionali nella piena legalità. Questa è la nostra responsabilità», dice Delia che nelle ultime ore ha sentito anche la leader dell'opposizione Elly Schelin. Le istituzioni non demordono e - raccontano le agenzie di stampa - supportate dalla Chiesa che media sottotraccia, continuano a sollecitare la proposta dell'intervento del Patriarcato latino di Gerusalemme, che prevede l'arrivo della flotta a Cipro, da cui lo stesso patriarca Pierbattista Pizzaballa garantirebbe il trasferimento dei carichi di cibo nella Striscia attraverso il porto di Ashdod in Israele. Ma di fronte allo stallo il governo di Netanyahu attacca: «La flottiglia ha respinto l'ennesima proposta di scaricare gli aiuti in maniera pacifica dopo averne respinto altre due israeliane. Più chiaro di così non si può: questo non ha nulla a che vedere con gli aiuti, si tratta solo di provocazione e di servire Hamas», afferma il ministero degli Esteri israeliano.
Le navi della Flotilla si sono lasciate Creta alle spalle dopo una notte difficile per le condizioni del mare molto mosso. «Le imbarcazioni sono state monitorate da droni che, questa volta, si sono mantenuti alti senza alcun attacco». Non è escluso però che possa trattarsi di velivoli radiocomandati turchi, che monitorano la situazione, vista la vicinanza alle proprie coste. Anche gli equipaggi per il momento continuano ad essere seguiti a distanza dalla fregata della Marina militare italiana. La Flotilla si muove verso sud-est, in direzione di Gaza, avvicinandosi anche alle coste egiziane, dove - seppur lontana - resta l'ipotesi di un approdo alternativo a poca distanza dalla Striscia che possa permettere di scaricare a terra gli aiuti. I carichi verrebbero trasportati dai camion con altre organizzazioni che già operano sul territorio palestinese: questo comporterebbe un'apertura almeno temporanea di uno dei corridoi umanitari attraverso il valico di Rafah: l'opzione al momento però non è contemplata da Israele.

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