Ecco il piano carceri (senza indulto). Gli effetti solo dal 2026
Il governo punta sull'edilizia. Nordio: liberazione anticipata sarebbe una resa. Meloni: certezza della pena. Un disegno di legge (non un decreto) per la detenzione di tossicodipendenti nelle

«No» a una «liberazione anticipata, lineare e incondizionata», insomma «no» a un indulto perché «sarebbe una resa dello Stato». È la premessa del governo, e del Guardasigilli Carlo Nordio, al piano-carceri presentato ieri in Cdm, articolato in tre passi: aumento dei posti, «detenzione differenziata» per le persone tossicodipendenti e alcol-dipendenti, nuove procedure per chi potrebbe avere diritto alla liberazione anticipata.
Tempi lunghi e paletti: i nodi del piano-Nordio
Il piano tuttavia presenta diversi punti di domanda se raffrontato all’emergenza umanitaria in corso nelle carceri italiane: per quanto riguarda i nuovi posti, dei 15mila promessi entro il 2027 solo una piccola parte sarà recuperata da qui alla fine del 2025, mentre sulla “nuova edilizia” il programma sembra ancora ai primi passi. Per quanto riguarda la possibilità, per le persone affetta da dipendenza da droga e alcol, di scontare la pena fuori dal carcere e in strutture che possano aiutarle, i due paletti, che tra l’altro vengono inseriti in un disegno di legge dai tempi lunghi e non in un decreto con effetto immediato, rendono incerti i numeri reali: le persone dovranno chiedere la detenzione differenziata e devono aver commesso reati connessi alla propria dipendenza. Il numero di 10mila detenuti interessati dal provvedimento è dunque «a spanne», non rigoroso, come ammette lo stesso Nordio. Anche per quanto riguarda i «circa 10mila» che potrebbero essere interessati dalla liberazione anticipata per fine pena e partecipazione agli interventi rieducativi ci sono paletti: i detenuti ne devono fare richiesta, non devono avere una richiesta già respinta, devono inoltre caricarsi dell’onere di presentare al direttore dell’istituto penitenziario una cartella completa circa la propria storia detentiva. Considerando anche le richieste che giacciono nei cassetti dei (pochi) magistrati di sorveglianza, il complesso delle nuove misure non sembra offrire sollievi a breve termine.

Edilizia, dipendenze e fine pena: la linea del governo
Al termine del Cdm, insieme al ministro Nordio è stato il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, Marco Doglio, a illustrare la pianificazione dei nuovi posti previsti nelle carceri italiane. Doglio ricorda che al momento sono detenute 62.986 persone, a fronte di una capienza degli istituti di 52mila, mentre i posti effettivamente disponibili sono circa 47mila. Sono dunque da recuperare 5mila posti esistenti ma inservibili, cui il governo ne vuole aggiungere 10mila attraverso nuovi edifici o ampliamenti di quelli esistenti, per un totale di 15mila nel triennio 2025-2027, cui aggiungerne altri 5mila nel quinquiennio. Ma andando a vedere quanti saranno disponibili nel 2025, ne vengono fuori appena 1.472. Gli auspici di un alleggerimento della pressione carceraria sono rinviati al 2026. Il costo complessivo da qui al 2027 è di 758 milioni: la parte del leone la fanno il ministero delle Infrastrutture con 374 milioni e il Commissario straordinario con 301. Tornando al disegno di legge contenente sulla “detenzione domiciliare per il recupero dei detenuti tossicodipendenti o alcoldipendenti”, Nordio parla di persone «da curare» piuttosto che «criminali», e di un approccio «meno carcerocentrico». Per quanto riguarda la liberazione anticipata invece non si tratta di una nuova norma: con un Dpr sarà resa (forse) più rapida l’attuazione di leggi già esistenti.
Meloni: ascoltate le comunità terapeutiche
Nonostante l’impatto minimo su questa estate torrida e disumana delle carceri italiane, anche la premier Giorgia Meloni ha voluto commentare con un videomessaggio il piano presentato in Cdm. Esalta l’impegno sulla nuova edilizia e sui nuovi posti, che collega alla «certezza della pena», perché «in passato si adeguavano i reati al numero dei posti disponibili nei carceri, per noi invece lo Stato deve adeguare la capienza al numero di persone che devono scontare una pena». Poi rivendica il disegno di legge rivolto ai detenuti tossicodipendenti: «Un provvedimento molto significativo - dice -, offre la possibilità di espiare la pena fino al tetto di 8 anni all’interno di una comunità terapeutica e di iniziare un reale, concreto, verificabile percorso di recupero. Così abbiamo raccolto le richieste delle comunità». Meloni spiega inoltre che la comunità potrà essere scelta «fin dal momento dell’arresto», così «si recupera la persona e si eleva il livello di sicurezza eliminando la molla che conduce a delinquere». La premier annuncia inoltre mille assunzioni nella Polizia penitenziaria nella prossima legge di bilancio.
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