Banche, caregiver, non profit: sulla manovra restano le ombre
Supplemento di trattativa per il contributo degli istituti di credito. Sui caregiver non c'è ancora la dotazione. Mancano certezza anche sul 5 per mille

Non è certo la prima volta che, a 24 ore dal varo della manovra, molte misure sono ancora nel vago. Spesso sono trascorsi giorni, settimane, prima che gli articoli “reali” divenissero di pubblico dominio. Ma il day-after è comunque indicativo: perché ci sono interventi che sono già a un livello altissimo di definizione - nel caso di specie, la rottamazione delle cartelle esattoriali - e altri che vagano nel buio. Un esempio su tutti: l’annunciato «sostegno» ai caregiver. La stessa ministra competente, la leghista Alessandra Locatelli, afferma che nel Bilancio c’è «la legge di riconoscimento sul caregiver», anche se «non so ancora esattamente la dotazione, ma ci sarà... non possiamo permetterci di perdere questa opportunità». Poche certezze anche intorno al 5 per mille: l’intervento per alzare la soglia a 610 milioni - tra l’altro insufficiente per distribuire agli enti tutti i fondi destinati dai cittadini - è stato annunciato come sicuro, ma ancora non è nero su bianco. Vuol dire, concretamente, che alcuni interventi ieri sono entrati in Cdm come priorità, altri come propositi.
Anche il tipo di dibattito post-Cdm è indicativo di chi esercita la maggiore pressione sull’esecutivo in vista della definizione degli interventi e del lungo passaggio in Parlamento. In sobria attesa di chiarimenti resta chi pure ha avanzato proposte concrete su temi centrali - in parte anche su denatalità e famiglie alcuni pezzi del puzzle mancano, come quello sugli sconti ai libri scolastici -. Mentre sugli scudi rimane chi è stato “toccato” dalle forbici di Stato.
Le banche, ad esempio, sono tutt’altro che serene circa l’accordo politico raggiunto da Meloni, Salvini e Tajani. Il segretario della Federazione autonoma bancari italiani, Lando Maria Sileoni, sembra tutto fuorché rassicurato: per quanto riguarda il contributo delle banche alla prossima legge di bilancio, dice, il dettaglio arriverà in queste ore, «ai tempi supplementari o ai calci di rigore». Sileoni lamenta in particolare l’impatto della misura sugli extraprofitti del 2023. «Non c’è una tassa sui bilanci di quest’anno, tassano una cosa vecchia cioè 6,2 miliardi di euro messi a riserva con la manovra di due anni fa. È volontaria la modalità, ma non la sostanza: chi vuole pagare nel 2026 paga il 27,5% altrimenti rischia di pagare il 40% nel 2029: la differenza è tra 1,7 miliardi e 2,4 miliardi, vuol dire che pagare subito è più conveniente. Inoltre, potrebbe essere introdotto un principio di presunzione di utilizzo di quelle riserve che sarebbe, alla fine, un obbligo mascherato». Per capirsi: se Intesa Sanpaolo paga nel 2026, versa 569 milioni, nel 2029 diventano 828. Sileoni mette sul banco anche una recente sentenza della Corte di giustizia Ue che «ha giudicato illegittima l’Irap sul 50% dei dividendi incassati dalle partecipate estere delle banche italiane. Per lo Stato italiano è un costo di 1,5 miliardi di euro circa, le banche italiane che hanno controllate in altri paesi europei, dunque, possono chiedere il rimborso a partire dal 2022». Se così fosse, sarebbe una sorta di “partita di giro”. Sta di fatto che è ancora in corso una trattativa e probabilmente nei prossimi giorni ci sarà un altro incontro tra Giorgetti e Abi.
Insomma la confusione è ancora tanta. Anche su un altro intervento annunciato, quello sulle assunzioni degli infermieri. «Gli infermieri sono troppo pochi - ricorda la Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche -, nei soli ospedali pubblici ne mancano circa 70mila e sono sempre di più quelli che lasciano il servizio pubblico». Inoltre, la norma nella manovra che prevede un’iniezione di risorse negli organici della sanità pubblica con l’assunzione di 6.300 infermieri e 1.000 medici, potrebbe essere, secondo i sindacati, di difficile attuazione. «Dove troveremo 6mila infermieri da assumere subito da qui a un anno?», si chiede Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina, il sindacato delle professioni Sanitarie.
A questo alto livello di vaghezza fa da contrappeso l’estrema dettagliatezza della nuova rottamazione, la quinta, delle cartelle fiscali. Riguarderà le cartelle dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2023. Potrà aderire solo chi ha presentato la dichiarazione ma ha omesso il pagamento, mentre sarà escluso chi non ha mai presentato la dichiarazione dei redditi e anche chi è stato oggetto di accertamento. Il debito potrà essere corrisposto in un'unica soluzione oppure potrà essere rateizzato su 9 anni con 54 rate bimestrali tutte di pari importo. Non è prevista al momento alcuna rata minima iniziale. Si potrà aderire alla misura anche per i tributi relativi agli enti locali, come ad esempio multe, Imu e Tari. Come già per le rottamazioni precedenti, il contribuente potrà estinguere i debiti, versando unicamente le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso spese per le procedure esecutive e per i diritti di notifica. Non sono invece da corrispondere le somme dovute a titolo di interessi iscritti a ruolo, sanzioni, interessi di mora e aggio. Dal beneficio si decade dopo due rate non pagate - anche non consecutive - ma con un meccanismo maggiormente punitivo rispetto alla rottamazione quater: il debito residuo non sarà infatti rateizzabile e dovrà essere a quel punto corrisposto in un'unica soluzione. Sono esclusi da questa nuova definizione agevolata i debiti già oggetto di rottamazione con la quater (la definizione agevolata tuttora in corso, che riguarda i carichi fino al 30 giugno 2022). Chi al 30 settembre risulta in regola con i versamenti della quater non potrà infatti sospendere i pagamenti e passare alla quinquies. Sulla platea dei contribuenti potenzialmente interessati non ci sarebbe ancora una stima, ma dovrebbe trattarsi di una cifra molto ridotta considerando che solo il 20% del totale dell'evasione deriva dal mancato versamento.
In ogni caso, da ieri, chi non paga le tasse ha le idee già chiare su cosa gli spetta. Tanti che le pagano, invece, per capire di cosa potranno fruire dovranno attendere qualche settimana.
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